Carlo Mazzatenta è medico specialista in Dermatologia e Venereologia. È direttore del servizio di Dermatologia di Lucca dell’azienda Usl Toscana Nord Ovest. Si occupa prevalentemente di dermatologia pediatria e di psoriasi. Il suo insegnamento si concentra paraverbale e motivazione alla aderenza terapeutica.
19. Ardis, Mazzatenta, Televisita. Manuale di comunicazione e linee guida nazionali di telemedicina3/18/2022
Nel periodo della pandemia da Sars-Cov-2, i sanitari sono stati costretti a sperimentare nuove modalità formazione e di assistenza e fra queste la televisita è certamente quella che più di tutte ci ha posto di fronte alla necessità di cambiare il nostro usuale modo di fare e di uscire dalla nostra comfort zone. Le nostre esperienze di lavoro online sia nella formazione che nella assistenza ci hanno convinto del fatto che l’acquisizione di specifiche conoscenze teoriche e pratiche è essenziale per poter ottenere il meglio in termini di esiti educativi o assistenziali. Questo piccolo manuale vuole essere una prima risposta a queste nuove esigenze nella formazione dei sanitari all’utilizzo delle nuove tecnologie. Sergio Ardis è medico, negli ultimi 20 anni si è dedicato all'insegnamento della comunicazione. Svolge la sua attività didattica principalmente nella USL Toscana Nordovest ed è docente a contratto di comunicazione presso l'Università di Pisa e la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa.
Carlo Mazzatenta è medico specialista in Dermatologia e Venereologia. È direttore del servizio di Dermatologia di Lucca dell’azienda Usl Toscana Nord Ovest. Si occupa prevalentemente di dermatologia pediatria e di psoriasi. Il suo insegnamento si concentra paraverbale e motivazione alla aderenza terapeutica. Due anni di pandemia rimarranno indelebilmente scritti nella nostra memoria come la guerra nella memoria dei nostri nonni. Abbiamo perso tanto in questo tempo a partire dalle tante persone care che ci hanno lasciato a causa del covid. La nostra libertà di movimento è stata limitata in tanti modi. Le relazioni sociali sono mutate. Abbiamo perso l’occasione di dare e ricevere sorrisi e tanto altro. Ma ora è tempo di pensare a quanto abbiamo guadagnato. Da qui la metafora del “punto accapo”. Fermiamo per un istante lo scorrere della nostra storia con un punto fermo e passiamo ad altro senza tornare indietro, senza nostalgia di ciò che è stato prima. Abbiamo bisogno di guardare avanti. Adesso. Il primo meeting nazionale del Gruppo Italiano Felicità e Salute Positiva si svolge interamente online in un modo nuovo che abbiamo appreso grazie alla pandemia. Al di là della retorica degli abbracci e dei contatti il GIF Salute Positiva offre ai propri iscritti un meeting innovativo che dura un anno intero con più incontro costituendo un laboratorio culturale fuori dagli schemi passati. Nel primo volume troviamo decine di contributi di vari autori, accomunati da un filo conduttore: la felicità oggi. Di seguito riportiamo il titolo, gli autori dei paper e l’abstract. Il contenuto dei paper è disponibile nella versione cartacea o elettronica del libro.
Evidenze e pregiudizi. Studio cross- sectional sulle conoscenze dei sanitari relativamente agli effetti del consumo di caffè Noemi Battaglioni, Moreno Marcucci, Michela Maielli, Sergio Ardis Sempre più indagini e studi riportano evidenze scientifiche a sostegno di un effetto non nocivo ed addirittura protettivo del consumo di caffè nei confronti di molti aspetti della salute, favorendo un suo inserimento all’interno di una dieta sana. Eppure, sono ancora molti i sanitari che spesso consigliano la sua totale eliminazione dagli stili di vita dei propri pazienti. Da qui la necessità di indagare se i professionisti sanitari, nello sconsigliare o meno il consumo di caffè, si basino su evidenze scientifiche o proprie credenze. Per fare ciò ci siamo avvalsi di un disegno di ricerca cross-sectional con raccolta dati effettuata tramite un’indagine online. Il questionario prevedeva una serie di affermazioni non sostenute da evidenze scientifiche sull’effetto del consumo di caffè, alle quali i partecipanti dovevano assegnare un valore da 0 “in totale disaccordo” a 10 “in totale accordo”. Hanno partecipato all’indagine 419 soggetti, provenienti da quasi tutta Italia e appartenenti a differenti professioni sanitarie. I gruppi degli infermieri e dei medici sono risultati i più numerosi, permettendoci di confrontare le due professioni. Nel confronto tra il gruppo degli infermieri e dei medici, si è evidenziato come i medici in media si basino di più sulle evidenze scientifiche rispetto agli infermieri. In conclusione, il nostro studio ha dimostrato quanto le false credenze circolanti riguardo al consumo di caffè influenzino ancora molto le persone e, nel nostro particolare caso i professionisti sanitari, i quali continuano a sconsigliare il suo inserimento all’interno di una dieta sana. Sarebbe opportuno verificare con metodi analoghi l’utilizzo dell’EBP in altri ambiti della professione. Il benessere soggettivo dei trapiantati di rene e l’influenza della resilienza, della gratitudine e della speranza: studio cross-sectional Irene Dell’Amico, Veronica D’Elia, Manuela Parrini, Michela Maielli, Sara Macchiarini, Giulia Guidi, Sergio Ardis Lo studio aveva l’obiettivo di indagare i pazienti trapiantati di rene con valutazioni di psicologia positiva. Durante l’analisi sono state misurate quattro dimensioni: gratitudine, benessere soggettivo, resilienza e speranza valutando la loro influenza in questa tipologia di pazienti. I dati sono stati raccolti tramite questionario cartaceo, compilato dai pazienti previo consenso scritto per la partecipazione allo studio. Il questionario era formato da una prima parte di anagrafica seguita dalle quattro scale di valutazione di psicologia positiva. In particolare, è stata utilizzata la Resilience Scale (RS) per la valutazione della resilienza nella versione validata in italiano, le tre scale di valutazione del benessere soggettivo raccomandate dall’OECD e validate in italiano, il Gratitude Questionnaire (GQ-6) per la valutazione della gratitudine nella versione in italiano e la versione italiana della Herth Hope Index (HHI) per la valutazione della speranza. Il campione di 55 pazienti era composto da 23 femmine (41,82%) e 32 maschi (58,18%). È stato evidenziato nel gruppo un alto livello di gratitudine con media di 30,09 punti (DS 5,53), con un minimo di 18 e un massimo di 42. Tramite le correlazioni tra quest’ultima e le altre componenti di benessere soggettivo è risultata correlata in maniera positiva e significativa a tutte tranne che ai negative affect, risultati correlati invece in maniera negativa. Lo studio evidenzia livelli di benessere soggettivo più alti della popolazione generale italiana. Il trapianto è un evento che oltre a restituire la qualità della vita aumenta il benessere soggettivo. Studi futuri sono necessari per confermare le nostre osservazioni. Effetti della danza-terapia su donne con cancro al seno. Valutazione del benessere soggettivo con uno studio pilota non controllato Daniela Querci, Moreno Marcucci, Michela Maielli, Stafania Tocchini, Marcello Pacitti, Sergio Ardis Lo studio si propone di valutare gli effetti di un training di danza-movimento terapia sul benessere soggettivo in pazienti con tumore alla mammella e sul possibile ruolo mediatore di resilienza e gratitudine all’inizio e al termine del percorso. L’obiettivo nasce dalla volontà di contribuire alla letteratura in ambito di salute positiva e di arricchire la gamma di interventi mirati ad aumentare il benessere di chi si trova ad affrontare una grave malattia come il cancro. Trattandosi del primo studio in questo ambito, un obiettivo secondario è la valutazione del protocollo adottato per le caratteristiche campione e il tipo di studio e il calcolo della numerosità campionaria. A un campione di 13 donne con cancro al seno sono stati proposti esercizi di respirazione, consapevolezza del proprio corpo, divertimento e creatività che stimolassero l’emotività e la fisicità delle pazienti. L’indagine è stata condotta secondo un disegno di trial pre-post, che ha richiesto la somministrazione di un questionario in forma cartacea all’inizio e alla fine del training, con scale di misurazione per la valutazione delle dimensioni psicologiche (benessere soggettivo, resilienza e gratitudine). Il confronto tra i risultati, all’inizio e al termine del percorso, ha mostrato che il training potrebbe essere responsabile dell’aumento della gratitudine nelle donne del campione. Tale aumento potrebbe esprimersi in un riorientamento positivo della vita e in uno stato emotivo caratterizzato da una positività generata dal senso di gratitudine: ciò sarebbe confermato dall’aumento significativo delle emozioni positive e della felicità attuale dopo il training. Nonostante i limiti individuati, lo studio ci permette di affermare che la danza, al pari di altre attività non prettamente incluse nella pratica medica, può essere uno strumento che si aggiunge al vasto armamentario disponibile per far crescere i livelli di benessere di chi deve affrontare un’importante patologia come il cancro. La gratitudine e la speranza degli studenti di infermieristica durante la pandemia: longitudinal ecological study Giulia Gemignani, Marina Virgallito, Veronica D’Elia, Roberto Buonincontro, Matteo Fantozzi, Michela Maielli1, Sergio Ardis Gli studenti di scienze infermieristiche hanno la peculiarità di dover completare un curriculum accademico improntato sulla pratica, per cui a tutte le sensazioni negative condivise con le altre persone si è aggiunta la preoccupazione e l’incertezza per il loro futuro accademico. Inoltre, l’allontanamento dalla realtà del tirocinio ha provocato la frustrazione per non poter essere utili in un momento così particolare. Il presente studio ha indagato i livelli di gratitudine e speranza negli studenti di infermieristica durante il primo ed il secondo lockdown, confrontando i due anni e valutando le correlazioni tra le dimensioni studiate e con v come età, sesso, anno di iscrizione, titolo di studio, regione di residenza, l’essere risultati positivi al covid e l’essere stato sottoposto a vaccinazione. Dall’analisi dei dati è emerso che i livelli di speranza del 2021 erano diminuiti rispetto al 2020, probabilmente a causa dell’incertezza per il futuro dei propri studi e per l’esperienza di un secondo lockdown. La gratitudine non ha subito significative variazioni. È emersa una correlazione positiva tra gratitudine e speranza e tra speranza ed età, in linea con altri studi già presenti in letteratura. La salute positiva della comunità dell’Oltreserchio Tommaso Galeazzi, Sergio Ardis Questo studio ha indagato le dimensioni di salute positiva nella comunità dell’Oltreserchio durante la pandemia da Sars-Cov2. L’Oltreserchio è un insieme di frazioni del comune di Lucca e comprende circa 8000 abitanti; geograficamente è situato a ovest della città di Lucca ed è confinante con i comuni di Pisa, Massarosa e Camaiore. In letteratura sono reperibili pochi studi riguardanti la salute positiva in una ristretta comunità di abitanti; perciò, da qui è nata l’idea del nostro studio cross-sectional con l’obiettivo di valutare le relazioni esistenti tra benessere soggettivo e le sue componenti, resilienza, gratitudine e speranza in questa piccola comunità di abitanti lucchesi durante l’epidemia da Sars-Cov2, che ha colpito tutti gli stati del nostro pianeta e in particolar modo l’Italia. Il campione era composto da 242 soggetti con un’età media di 40,8 anni (DS 15,3); la raccolta dati è stata eseguita attraverso l’utilizzo di un questionario comprendente 6 scale che indagavano la salute positiva del campione. L’età ha ottenuto una correlazione statisticamente significativa con la resilienza (p=0,002) e con i positive affect (p=0,000), mentre con le altre dimensioni di salute positiva non abbiamo ottenuto significatività statistica. Speranza, gratitudine e resilienza sono risultate correlate in modo statisticamente significativo (p=0,000) con le dimensioni di benessere soggettivo ad eccezione del confronto tra resilienza e negative affect il quale non ha prodotto una correlazione significativa. Studenti di infermieristica italiani sono meno felici nel secondo anno di pandemia: longitudinal ecological study Marina Virgallito, Giulia Gemignani, Matteo Fantozzi, Veronica D’Elia, Vanessa Angelini, Michela Maielli, Sergio Ardis Gli studenti italiani, durante la fase pandemica da covid-19, hanno dovuto affrontare sensazioni negative accomunate a tutto il resto della popolazione mondiale con la speranza che la situazione migliorasse e che si potesse tornare alla vita di sempre. L’impossibilità di non poter frequentare i tirocini inizialmente, e la paura di poter contrarre il virus da covid-19 durante la pratica formativa, possono aver influito negativamente sul benessere e sulla loro salute positiva. Non ci risultano studi italiani che abbiano misurato e valutato il benessere soggettivo degli studenti durante la pandemia. Per questo motivo è stato opportuno svolgere un’indagine per studiare il fenomeno su un campione di studenti italiani di infermieristica nel primo anno di pandemia. Per la realizzazione del database utilizzato per questa ricerca, sono stati realizzati due sondaggi che hanno coinvolto il target degli studenti infermieri italiani. Un primo sondaggio è stato effettuato il 29 marzo 2020 e si è concluso il 23 aprile 2020, quindi durante il primo lockdown. Il secondo sondaggio è stato effettuato un anno dopo ed è iniziato il 31 marzo 2021 e si è concluso il 3 giugno 2021. I risultati ottenuti mostrano il benessere soggettivo degli studenti stabile per molte variabili (benessere emotivo, positive affect, soddisfazione per la vita e soddisfazione per lo studio), i negative affect risultano aumentati e la felicità globale risulta addirittura diminuita. Il benessere soggettivo degli studenti è risultato basso rispetto la popolazione generale, infatti la rilevazione Istat della soddisfazione per la vita (Istat, 2021) ha mostrato un significativo aumento del punteggio ottenuto dagli italiani, passati da 7 nel 2019 a 7,2 nel 2020. Gli studenti di infermieristica italiani soffrono quindi una diseguaglianza in termini di benessere e quindi di salute. Protocollo di valutazione del corso di comunicazione “Le abilità di base della comunicazione tra medico e paziente in presenza e nella televisita” Sergio Ardis, Valentina Ungaretti, Dario Nieri, Irene Cavasini, Licia Matteucci, Veronica D’Elia, Valentina Gelmi, Alessandra Mazzoni, Gennaro Voccia, Tommaso Bellandi, Francesco Niccolai, Michela Maielli, Carlo Mazzatenta La USL Toscana Nordovest ha adottato il KCS come modello di formazione per la comunicazione tra paziente e sanitario. Per valutare l’efficacia del corso di comunicazione è stato disegnato uno studio controllato randomizzato sul corso destinato ai medici neoassunti nella USL. Al campione di medici sarà erogato un corso di formazione a distanza sulla visita in presenza e televisita basando la formazione sul KCS. Sia i soggetti inclusi nel campione che i controlli sosterranno due simulazioni e compileranno un questionario che comprende due scale di empatia (pre e post training). Le simulazioni saranno valutate con la KEECCA Versione Italiana adattata alla televisita. Architetture come macchine di felicità Simone Ottonello, Enrico Zunino Si ritiene che la felicità, tanto desiderata, possa essere creata o addirittura indotta. Ad esempio un atteggiamento positivo potrebbe risultare utile per ottenerla, così come il raggiungimento di alcuni obbiettivi o delle buone relazioni con gli altri. Ogni attività di questo tipo deve necessariamente svolgersi in un luogo, sia esso circondato di muri o dal mare e dal cielo, gli edifici o la natura. È ormai acclarato che le nostre emozioni dipendano dalle caratteristiche fisiche dei luoghi entro cui facciamo esperienza della nostra esistenza, così che modificando un luogo si possa modificare l’emozione. Creando un luogo bellissimo si può ottenere un’emozione bellissima. Pensando ad un momento di felicità non si può fare a meno di collocarlo in luogo e risulta davvero inconciliabile immaginare un momento felice collocato in un luogo disastrato maleodorante o pericoloso. Così una buona architettura, o addirittura una bella architettura, sia essa una stanza o una città o un paesaggio possono farci stare bene o addirittura renderci felici. Probabilmente ci regalassero il castello delle favole non potremmo che gioirne, così come sdraiarci in un giardino lussureggiante potrebbe donarci serenità se non anche qualcosa di più. Le dimensioni però non contano, potrebbero renderci felici il nido della nostra piccola casa, così come il profumo di un singolo fiore. E questo fiore deve essere profumato e possibilmente bello, e il piccolo appartamento deve essere accogliente e ben studiato. Gli architetti, come creatori di appartamenti, città o paesaggi, devono essere in grado di creare bellezza, perché è proprio essa la promessa di felicità, in quanto ci strappa dalla contingenza della vita per proiettarci verso le nostre migliori fantasie. Ma cos’è la bellezza? E cos’è la bellezza per ognuno di noi? EMDR (Eyes Movement Desensitization and Reprocessing): superare i traumi e migliorare le performance per una vita il più possibile felice Sabrina Bonino, Gabriele Paolino, Patrizia Fratini La visione dualistica cartesiana mente corpo porta a gravi errori: noi siamo il nostro corpo e la nostra mente in modo inscindibile. In quanto esseri umani apparteniamo ad una specie estremamente resiliente che è riuscita a tornare alla normalità dopo catastrofi varie. Le reazioni che possiamo avere di fronte a ciò che ci spaventa possono essere di attacco, fuga e congelamento, vivendo così in una sorta di eterno presente pericoloso. I traumi psichici possono essere rielaborati con la psicoterapia EMDR, utile anche per rafforzare le risorse e capacità degli individui. La psicologia positiva e la costruzione di una nuova normalità Lucia Dema La pandemia ha dimostrato come il benessere psicologico sia fondamentale nella cura della persona e la psicologia positiva (PP) può fornirci un sostegno. La PP è una scienza dell’esperienza soggettiva che si propone di studiare i fenomeni alla base delle emozioni positive dell’essere umano al fine di migliorare la qualità di vita delle persone (Seligman & Csikszentmihalyi, 2000) dei gruppi e delle istituzioni (Gable & Haidt, 2005). Cerca di promuovere il funzionamento ottimale delle esperienze soggettive (felicità, speranza), dei tratti positivi (perdono, saggezza) e delle virtù civiche (responsabilità, altruismo) (Linley e Joseph, 2004). Si concentra, infine, sulla prevenzione delle psicopatologie attraverso lo sviluppo dei tratti e delle qualità positive. Da qui deriva che gli eventi positivi non arrivano a causa di un fato generoso bensì dal lavoro costante di costruzione del proprio benessere. Spesso sono proprio la capacità di attuare determinati comportamenti, gli stili di coping e il senso di autoefficacia a determinare un successo. L’ottimista realistico, descritto da Seligman (2005) vive le situazioni negative come estemporanee, esclusive, esigue e personali. Viene anche introdotta l’esperienza di flusso che permette di sentirsi completamente assorbiti in un’esperienza sperimentando un piacere tale da poter fornire un punto di riferimento per la nostra vita.(Csikszentmihalyi e LeFevre, 1989). Oggi quindi sembra essere più funzionale, piuttosto che un atteggiamento di rimpianto verso una perduta normalità, l’accettazione e la costruzione di una nuova normalità in chiave positiva. Anche la comunicazione dei media potrebbe contribuire alla costruzione di processi di identità sociale, basate su un nuovo senso di appartenenza piuttosto che insistere su aspetti negativi che attivano reazioni di negazione ed evitamento. L’impatto della pandemia da covid 19 sui lavoratori. Una revisione narrativa Valerio Ciotti La malattia da covid 19 ha provocato una grave crisi sanitaria ed economica, con ripercussioni in grado di aggravare le condizioni lavorative. L’ansia di ammalarsi, il distanziamento sociale, la sospensione dell’attività produttiva, la paura di perdere il lavoro, il peso fisico dei dispositivi di protezione individuale e l’aumento del carico di lavoro influenzano il benessere fisico, mentale e la produttività dei lavoratori. Questa revisione ha lo scopo di individuare e descrivere gli impatti della pandemia da covid 19 sui lavoratori. È stata effettuata una ricerca bibliografica utilizzando i motori di ricerca “PubMed” e “Google Scholar”, selezionando e includendo gli studi completi gratuiti, che indagavano l’impatto sulla salute psicologica e fisica dei lavoratori. Gli studi hanno individuato tra gli operatori coinvolti in prima linea e nelle popolazioni a rischio, maggiore incidenza di problemi e riduzione della produttività. Risulta pertanto fondamentale l’adozione di alcuni interventi, come l’analisi psicologica e il supporto dei lavoratori a rischio, la riduzione del carico e degli orari di lavoro e l’implementazione di opportune scale di valutazione. La revisione ha inoltre analizzato i vantaggi e gli svantaggi del lavoro a distanza. Dalla ricerca è emerso l’elevato divario tra gli studi condotti sugli operatori sanitari rispetto alle altre tipologie di lavoratori; risultando indispensabili ulteriori studi scientifici a riguardo. La ricerca di una felicità “ecosistemica” nell’esperienza pandemica adolescenziale Francesco Bearzi Strumenti etnografici evidenziano numerosi e notevoli aspetti positivi dell’esperienza pandemica adolescenziale. In particolare, si delinea il ritratto di una generazione Z che, nel travaglio della pandemia, si riconosce più forte, mindful ed “ecosistemicamente consapevole”. Tali dati, rilevanti per la stessa sfida della sostenibilità, vanno valorizzati in una prospettiva transdisciplinare, sfruttandone le potenzialità per la ridefinizione del concetto di felicità e di quelli interconnessi di salute e di benessere. Solamente la convergenza dell’indagine scientifica operante, sulla scorta di differenti statuti epistemologici, in vari ambiti disciplinari (nel presente contributo: pedagogia, psicologia, sociologia, narratologia, linguistica strutturale, filosofia ermeneutica, economia), mediante la sinergia di strumenti di ricerca qualitativi e quantitativi, può consentire di ricostruire generativamente e rigorosamente tali concetti. L’economia del benessere Matteo Makowiecki Dagli inizi del Novecento fino alla pandemia di covid-19, il Prodotto Interno Lordo (PIL) è stato il principale indicatore del benessere economico e del progresso che i governi hanno usato per tenere traccia del loro sviluppo passato e per dirigere quello futuro. Nonostante questo indicatore fosse apertamente una misura della produzione economica e non del benessere, spesso l’aumento del PIL è stato considerato di fatto come un aumento nella qualità della vita. Negli ultimi anni però questa correlazione è stata sfatata dalla ricerca scientifica e nuovi indici, sia a integrazione del PIL sia sostituti, sono nati con lo scopo di misurare il benessere soggettivo dei cittadini e di confrontarlo tra Paesi e anni diversi. La recente pandemia che ha colpito tutto il mondo ci ha mostrato che, oggi più che mai, il benessere degli individui si sviluppa diversamente dall’economia nazionale, e che la ripresa dovrà passare per un aumento del benessere insieme a quello dell’economia. In questo studio vedremo quali indicatori misurano il benessere soggettivo e come questi sono stati influenzati dalla pandemia di covid-19. Lavoro e salute tra benessere e felicità verso nuove coniugazioni organizzative e di comunità per una governance condivisa Luciano Pilotti Il dibattito italiano sulle politiche industriali è alla ricerca di ragionevoli concretezze nelle riforme da “iniettare” nel PNRR come via di ricostruzione europea post-pandemica del Recovery Plan risorgono grandi questioni che legano transizione ambientalista e digitale a quella sociale. Tra queste, un fisco globale equo e il grande tema dell’orario di lavoro inestricabilmente connesso ad un welfare da riformare dato l’indebitamento dello Stato Piano dentro un quadro avanzato di CSR e una governance partecipata, condivisa e inclusiva. Sul tema dell’orario di lavoro in un recente report OCSE (2021), si chiariscono i rapporti tra orari di lavoro, produttività e benessere: i paesi con monte ore lavorato più basso sono anche quelli con produttività e PIL procapite più alto e livelli di diseguaglianza minori anche guardando al post-covid stress. Paesi con un welfare “generoso” e con un benessere più elevato e distribuito, consumi mediamente più alti connessi a produttività e salari crescenti, dove le persone hanno un tempo per la cura di sé e della famiglia, per sport e cultura, per formazione o volontariato. Leve di consumo, ma soprattutto di benessere (fisico, cognitivo e psicologico emotivo) che alimentano consapevolezza (mindfulness) e sense making, stimolando creatività e motivazioni positive al lavoro (e alla vita) connesse non tanto a fattori estrinseci (salario) ma intrinseci (o motivazionali). Fattori di crescita della produttività e dell’efficienza via modelli partecipativi e auto-organizzativi, nella responsabilizzazione delle persone sui risultati attraverso engagement e stimolando empowerment mobilitando le emozioni e valorizzandole. Superando in questo modo il Novecento come secolo del conflitto, dei beni materiali e di organizzazioni gerarchiche, per entrare definitivamente nel secolo della collaborazione per l’economia e società della conoscenza nella sostenibilità e responsabilità di organizzazioni “piatte e partecipate”. Lo sguardo immaginativo nella relazione di cura Sandra Pierpaoli Seguendo l’evoluzione delle dinamiche interpersonali all’interno di un setting analitico, possiamo comprendere meglio il ruolo centrale che assume lo sguardo in ogni relazione di cura: dalla concezione classica che considerava il terapeuta come uno schermo neutro, si è passati ad una visione intersoggettiva, in cui entrambi gli interlocutori sono esposti allo sguardo dell’altro. In questa nuova accezione, il tipo di sguardo adottato dal curante e dal paziente sono determinanti per il modo di affrontare il disagio e la malattia. Lo sguardo riproduttivo, monolitico e stigmatizzato, appartiene al corpo monadico e si è andato accentuando durante la crisi pandemica, come conseguenza del distanziamento sociale e del sovraffollamento di informazioni contrastanti. Lo sguardo immaginativo appartiene invece al corpo diadico e chiama in gioco la creatività; non si limita solo all’impiego della vista, ma richiede l’impegno globale della persona, a partire dall’attivazione multisensoriale, fino a comprendere il gioco proiettivo, il gioco drammatico e l’uso della metafora. L’impiego integrato dei linguaggi artistici, coniugato con tecniche psicocorporee, viene utilizzato nella Drammaterapia Integrata, per sollecitare il mondo immaginale e dare vita a percorsi metaforici, mediante il colore, la forma, il suono, il gesto, la parola, la drammatizzazione. In tal modo si può aiutare sia il paziente che il curante a modificare il proprio paesaggio interiore. L’esperienza estetica, infatti ,contribuisce a generare il cambiamento, trasformando il modo di vedere e di rapportarsi all’altro. Per poter essere applicato a un contesto di cura, lo sguardo immaginativo dovrebbe essere educato e coltivato in entrambi gli attori che concorrono alla costruzione della relazione, per permettere al paziente di trasformare il modo di percepire e di affrontare la malattia e al curante di affiancare all’oggettività delle evidenze, la valorizzazione delle risorse. Narrare con le immagini. Immaginando cartografie estetiche Giancarlo Chirico L’uomo è naturalmente aperto al mondo, all’altro e al futuro. Eppure, lo scorso marzo, questa nostra relazionalità si è improvvisamente interrotta, lasciandoci attoniti e sgomenti. La pandemia ha generato un forte scollamento tra le parole che eravamo abituati ad usare e i nuovi, sconosciuti contesti narrativi in cui ci trovavamo a usarle: parole come volto, carezze, distanza, noia, immagine, abbraccio, perdita, sconfitta, felicità, l’altro, portavano con sé significati imprevedibili fino a poco tempo prima. Come provare a elaborare questa drammatica esperienza, riannodando i fili tra noi e le storie che siamo? Quando la parola è bloccata, possiamo ricorrere alle immagini quali potenti attivatori di storie ed elaborazioni, per provare a cercare un nuovo allineamento tra sentimenti, bisogni ed espressioni, per agire la bellezza e non limitarsi a pensarla. Solo attraverso l’immaginazione creativa e l’elaborazione estetica possiamo immaginare nuove mappe e disegnare rotte lungo le quali continuare a cercare il senso di tutto, anche quando la parola non riesce e la violenza della storia sembra surclassarci. Dal trauma cranico alla rinascita: Alessandro e la forza di ricostruire la bellezza della vita Roberto Antenucci, Elena Braghieri, Rossella Raggi, Mauro Leonardo D’Avolio Questa è la storia di Alessandro, giovane con esiti di grave trauma cranico. È una storia di rinascita, ricca di avvenimenti e di tante persone che hanno accompagnato il suo difficile cammino verso il ritorno alla vita. Tra paure e sconforto, ma anche gioia e serenità. E soprattutto con tanta speranza e con la bellezza di una famiglia sempre presente, motivata, stimolante e attenta ad ogni conquista del figlio. Perché raccontare questa storia? Per la giovane età: a 18 anni una vita “spezzata” secondo i canoni comuni della “normalità”; un ragazzo tranquillo, senza vizi, senza una vita “oltre il limite”; un travaglio inevitabile dei familiari non ancora del tutto elaborato (e forse mai lo sarà). E ancora la loro ostinata determinazione, tutt’ora presente, nel ricercare “il meglio possibile” per Alessandro consci comunque del fatto che “non sarà più come prima” E poi per un legame particolare che si è formato durante e dopo la degenza riabilitativa con Alessandro e la sua famiglia: tutt’ora seguiamo il suo programma di reinserimento nella vita cosiddetta “normale” rappresentando ancora per loro, e ciò per un operatore sanitario è fonte di gratificazione, un punto di riferimento. E c’è ancora tanto da fare... Scrivere per comprendere. Il premio letterario giuro che non dimentico Pieralba Chiarlone, Anselmo Madeddu La pandemia ha definitivamente dimostrato che gli operatori sanitari sono la spina dorsale del sistema sanitario: milioni di loro hanno rischiato la salute svolgendo il proprio lavoro quotidiano e molti hanno pagato prezzi altissimi anche dal punto di vista emotivo e psicologico. Ciò che stiamo vivendo in questi ultimi due anni ha evidenziato drammaticamente quanto sia fondamentale prendersi cura di chi cura ed offrire agli operatori sanitari occasioni di riflessione e di elaborazione della propria esperienza. Con questo intento l’Ordine dei medici di Siracusa ha indetto un premio letterario “Giuro che non dimentico” rivolto a tutti i medici che, attraverso la scrittura, hanno voluto dare testimonianza, riflettere e trarre insegnamento da quanto sta tuttora accadendo in modo che questa esperienza, professionale e personale, non passi invano. Il premio “Giuro che non dimentico” enfatizza l’aspetto della scrittura condivisa, ovvero quella dimensione di connessione con la comunità professionale cui i medici scrittori appartengono. La polifonia di voci che emerge dagli scritti consente di cercare e costruire insieme il senso di quanto narrato. La scrittura condivisa potenzia l’aspetto riabilitativo della scrittura: la condivisione con altri crea l’opportunità per chi scrive di elaborare lo stupore del male incarnato e poi sconfitto, per esorcizzare la minaccia del “risorgere del mostro”, e per evitare il permanere di situazioni irrisolte, loop mentali che intrappolano il pensiero senza tregua. I medici scrittori attraverso le loro narrazioni ci consentono di apprendere da punti di vista diversi ciò che tutti quanti abbiamo vissuto e stiamo tuttora attraversando, soprattutto, di valorizzare gli aspetti trasformativi di questa esperienza. Prevenzione e management delle addiction da videogiochi dalla seconda infanzia alla preadolescenza. Uno studio osservazionale Giulia Maravalle, Tiziana Traini, Elena Spina Le tecnologie e i dispositivi associati hanno un potere fortemente attrattivo. Ne sono dimostrazione i videogiochi, di cui le indagini condotte in Italia identificano una fruizione significativa da parte di tutte le fasce di età, compreso bambini e adolescenti. La possibilità di dipendenza da videogiochi è stata riconosciuta nella sfera dell’Internet Gaming Disorder (WHO, 2018) ed è correlata a fattori sia individuali che ambientali (Griffiths, 2009). L’attenzione della presente survey è posta ai fattori di rischio nei bambini tra gli 8 e 10 anni e nei ragazzi tra gli 11 e 14 anni. Si considerano il tempo di utilizzo dei videogiochi e l’influenza di un ambiente di vita poco stimolante sul gioco individualizzato e al chiuso. Il campione è suddiviso in due cluster in base alle fasce di età ed è composto da 353 soggetti reclutati in una scuola elementare e secondaria di primo grado. Il quartiere di riferimento è quello di Monticelli (Ascoli Piceno) incluso come possibile fattore favorente l’uso dei videogiochi e la tendenza all’isolamento, in quanto limitato nell’offerta di occasioni di svago all’aperto. Bambini e ragazzi mostrano un considerevole gradimento per i videogiochi, specialmente i maschi delle fasce di età prese in esame. Rimane l’interesse per i giochi di squadra all’aperto da parte dei bambini. Probabilmente più i ragazzi crescono e più diminuisce il coinvolgimento ludico tradizionale. Le rilevazioni complessive non indicano fattori di rischio preoccupanti per il contesto esaminato, ma necessitano di monitoraggio e prevenzione al fine di evitare lo sviluppo di addiction. La felicità dell’adozione internazionale. Il ruolo del servizio sociale Fabiana Padula, Raffaele Ponticelli In Italia molte coppie decidono di propendere verso l’adozione internazionale per ricercare la felicità familiare e, soprattutto, per dare la possibilità a un minore, di tornare ad essere felice. Nel seguente lavoro, attraverso riferimenti normativi e teorici, si intende approfondire l'iter adottivo internazionale in ogni sua singola fase. Approfondimento che parte proprio dalla normativa, sino ad arrivare ai compiti ed alle teorie tecniche e pratiche messe in atto degli operatori dei servizi sociali territoriali e sanitari, con la supervisione del tribunale per i minorenni. L’infermiere e la promozione della salute a scuola: indagine sugli stili di vita Tommaso Galeazzi, Catia Anelli La promozione della salute è il processo che consente alle persone di esercitare un maggior controllo sulla propria salute e di migliorarla (WHO, 1986). Questa definizione include anche percorsi finalizzati a modificare le condizioni sociali, ambientali ed economiche, in modo da attenuare il loro impatto sulla salute del singolo e della collettività. La promozione della salute rappresenta inoltre l’insieme delle attività intraprese per migliorare e salvaguardare la salute di tutti nella comunità e richiede, pertanto, la partecipazione di diversi attori e istituzioni, a partire dalla scuola quale setting specifico. È stato arruolato un campione di studenti delle scuole secondarie di secondo grado, a cui è stato somministrato un primo questionario sui principali temi che riguardano la saluta. Dopodiché è stato fatto un intervento di informazione e promozione delle principali evidenze scientifiche dei temi trattati nel questionario, ed infine è stata eseguita una seconda somministrazione del questionario. Infine è stata eseguita una Valutazione dei risultati ottenuti. Il campione ha dimostrato scarse conoscenze negli argomenti alimentazione e blsd, medie conoscenze negli argomenti attività fisica, malattie sessualmente trasmesse e fumo, infine buone conoscenze nell’argomento alcol. Dopo i programmi di interventi condotti si nota un sostanziale miglioramento delle conoscenze degli argomenti trattati. Questo studio aumenta notevolmente la comprensione di programmi rivolti alla promozione della salute, evidenze scientifiche e stili di vita sani condotti da infermieri nelle scuole. Di seguito pubblichiamo titolo e autori dei contributi presentati per solo abstract: Prospettive di salute pubblica per il Ventunesimo secolo Erio Ziglio Fibromialgia e resilienza: un’evidente diseguaglianza nei livelli di salute positiva Michelangelo Bacci, Sergio Ardis, Marcello Pacitti, Giulia Gemignani, Matteo Makowiecki, Matteo Fantozzi, Valerio Ciotti, Lucia Dema, Nicola D’Anza, Valentina Ungaretti Cosa influenza realmente la salute e il benessere? Sabrina Bonino, Gabriele Paolino, Patrizia Fratini Il linguaggio della lontananza forzata. La parola di cura ai tempi di Covid-19 Rosaria Pandolfi, Pasquale Fallace Promozione della salute e potenziamento delle competenze comunicative e relazionali degli operatori sanitari Pasquale Fallace, Rosaria Pandolfi Finestra Rosa – Ospedale Evangelico Internazionale di Genova (OEI): accoglienza e sostegno alla vittima ad indirizzo alla via di uscita al fenomeno violenza, maltrattamento, abuso in pandemia Marinella Fulgheri, Alessio Parodi, Barbara Oliveri Caviglia Progetto di medicina narrativa e scrittura autobiografica al Museo di Arte Moderna L. Bailo e Pinacoteca Santa Caterina di Treviso Sabina Ferro La medicina narrativa per contrastare l’obesità in età evolutiva Rita Tanas, Vita Cupertino, Cinzia De Rossi, Sergio Bernasconi, Giovanni Corsello Attraversando la pandemia in formazione: il benessere e la cura con la medicina narrativa Danila Zuffetti, Sabina Ferro, Marisa Del Ben, Alessandra Schieppati Tradizione e modernità del dibattito intorno alla dimensione giuridica dei concetti di felicità e salute Nicola D’Anza Ancora oggi purtroppo molti in Italia non conoscono la differenza tra la promozione della salute e la prevenzione e ciò si ripercuote perfino sugli atti normativi prodotti ai vari livelli. Spesso si parla di promozione della salute per definire un ambito proprio della prevenzione: i cosiddetti stili di vita. Sono questi un ambito della prevenzione importantissimo per la sua efficacia, ma non sono promozione della salute.
La promozione della salute è ciò che è definito nella Carta di Ottawa. Essa coincide con la promozione del benessere. Negli ultimi anni gli studi sul benessere soggettivo si stanno moltiplicando e vengono elaborati importanti modelli teorici da parte dei ricercatori sulla salute positiva ed in particolare sulla psicologia positiva. In Italia ancora poco si parla di questo. Si continua a parlare di promozione della salute in uno stretto legame con l’educazione sanitaria che in alcuni luoghi poco si è evoluto. Il numero di abstract ricevuti ci ha obbligato a pubblicare gli atti in due volumi. Questo volume, il primo, contiene gli abstract; nel secondo pubblicheremo le relazioni del meeting. La lettura degli abstract pervenuti e il confronto con quelli prodotti negli anni precedenti ci mostra alcuni aspetti positivi. In primo luogo dobbiamo rilevare che sono cresciute le ricerche sulla promozione della salute. Il benessere inizia ad essere oggetto di studio ed i progetti di promozione della salute iniziano ad essere valutati in termini di efficacia nella produzione di empowerment e benessere. Anche negli abstract relativi ai progetti di attività abbiamo un deciso aumento delle azioni volte ad aumentare il benessere che rientrano a pieno titolo nella definizione di promozione della salute. Per questo meeting abbiamo chiesto ai Presidenti delle delegazioni regionali SIPS di fare un punto sulla promozione della salute e sulla SIPS nella propria regione. È questo il primo passo verso un report annuale sulla promozione della salute. Una parte degli abstract ricevuti non rientra nelle precedenti sezioni e li abbiamo raccolti in una sezione chiamata “altro”. Da questa ci giungono stimoli innovativi. Gli 81 abstract ricevuti sono un record positivo per la SIPS. Ancora una volta la dimostrazione che il nostro paese aveva bisogno di una nuova società scientifica. 7. Promuovere la salute nella realtà virtuale e territoriale, a cura di Faliva, Pierlorenzi4/4/2016
Il volume raccoglie il contributo di esperti, per approfondire la dimensione epidemiologica, sociale e psicopatologica del fenomeno delle dipendenze comportamentali e da sostanze e confrontare alcuni strumenti d’intervento ritenuti attualmente più efficaci per la promozione della salute in ambito scolastico. La prima parte “I comportamenti a rischio negli adolescenti – realtà e bisogni” affronta il processo evolutivo dell’adolescente, con particolare riguardo a quegli atteggiamenti e condotte che più frequentemente portano alla sperimentazione delle sostanze, nonché allo sviluppo di comportamenti antisociali. Altro tema toccato è quello relativo alla psicopatologia dello sviluppo, sono stati descritti i segni e i sintomi che, nel corso della crescita possono far sospettare l'insorgenza di una problematica psichiatrica o, altrimenti, indicare delle situazioni di sofferenza ambientale. L’attenzione agli aspetti neurobiologici dell’uso di sostanze ed alla dimensione sociologica dei social network e del web addiction ha esplorato il fenomeno delle nuove dipendenze attualmente così rilevanti nell’età evolutiva. Nella seconda parte “Promuovere la salute nelle comunità di pratica: le esperienze”, sono descritti alcuni modelli di promozione della salute attraverso esperienze effettuate sul campo, anche in altre regioni, che hanno visto il coinvolgimento attivo di insegnanti ed operatori sanitari e dei giovani come portatori di un messaggio sul tema della salute. La lettura del libro si presta a più livelli professionali sia in ambito sociale e dei servizi socio sanitari sia come approfondimento nel mondo didattico e della scuola. L’evento “#rischioErealtà: promuovere la salute nella comunità virtuale e quella territoriale” rappresenta il lavoro e la fattiva collaborazione, attiva da tempo, tra i professionisti del dipartimento di prevenzione, dei servizi per le dipendenze, la medicina preventiva e le realtà territoriali e scolastiche presenti nel territorio dell’ASL RM C al fine della promozione della salute dell’età evolutiva.
L’iniziativa ha sancito l’impegno comune della rete territoriale dei servizi nell’operare su temi quali la prevenzione e l’intercettazione dei rischi comportamentali negli adolescenti. La Regione Lazio aderendo al progetto del Centro nazionale per la prevenzione e controllo delle malattie (CCM) del 2011 “Social Net Skills - Promozione del benessere nei contesti scolastici, del divertimento notturno e sui social network, tramite percorsi di intervento sul web e sul territorio”, ha coinvolto le ASL che hanno contribuito alla realizzazione dei diversi obiettivi. Il coordinamento del progetto è stato attribuito, a livello regionale, alla ASL Roma C, e la realizzazione di questo evento ha avuto la finalità di soddisfare il raggiungimento di una delle azioni progettuali previste. Grazie all’intervento di esperti, si è cercato di comprendere la dimensione epidemiologica, sociale e psicopatologica del fenomeno delle dipendenze comportamentali e da sostanze e sono stati presentati gli strumenti d’intervento ritenuti attualmente più efficaci per la prevenzione. L’intento è stato quello di dare indicazioni sullo “stato dell’arte” in Italia, per favorire il confronto, la discussione e lo sviluppo di conoscenze che possano potenziare il lavoro di interfaccia e di rete tra servizi sanitari sui vari modelli operativi di prevenzione e promozione della salute effettuati nella scuola e sul territorio al fine di migliorare gli stili di vita degli adolescenti. L’evento è stato articolato in due parti. Nella prima parte “I comportamenti a rischio negli adolescenti – realtà e bisogni” si è considerato il processo evolutivo dell’adolescente, con particolare riguardo a quegli atteggiamenti e condotte che più frequentemente portano alla sperimentazione delle sostanze, nonché allo sviluppo di comportamenti antisociali. Attraverso alcuni accenni al frame concettuale attuale della neuropsichiatria infantile, ovvero la psicopatologia dello sviluppo, sono stati descritti i segni e i sintomi che, nel corso della crescita possono far sospettare l’insorgenza di una problematica psichiatrica o, altrimenti, indicare delle situazioni di sofferenza ambientale o un drammatico impasto delle due possibilità. Il problema della marginalità giovanile si va profilando come una delle grandi questioni sociali da affrontare: comportamenti devianti sono l’esito di questi processi. In questo contesto può succedere che il ruolo educativo dell’adulto si sviluppi tra regole verbali e comportamenti scollegati proprio da quelle stesse regole che si pretende di trasferire nel percorso educativo. Dal panorama emerge sempre più quanto sia oneroso il compito di un genitore che voglia affrontare adeguatamente le nuove sfide per fronteggiare le problematiche derivanti dalle dipendenze. Per questo è auspicabile che il ruolo delle famiglie e quello delle istituzioni sia improntato ad un nuovo modello di rapporto e confronto; occorre costruire una rete territoriale di servizi, investendo realtà istituzionali, territoriali e gli stessi genitori, per proporre ed attivare nelle scuole e sul territorio progetti non solo rivolti ai soggetti ritenuti a rischio ma indirizzati a tutti i ragazzi per contribuire alla costruzione di una propria identità sociale anche in termini di maggiore benessere nelle relazioni con i coetanei e con gli adulti più significativi. L’attenzione agli aspetti neurobiologici dell’uso di sostanze ed alla dimensione sociologica dei social network e del web addiction ha esplorato il fenomeno delle nuove dipendenze attualmente così rilevanti nell’età evolutiva. Nella seconda “Promuovere la salute nelle comunità di pratica: le esperienze”, si sono confrontati i modelli di prevenzione e promozione della salute attraverso esperienze effettuate sul campo, anche in altre regioni, che hanno visto il coinvolgimento attivo di insegnanti ed operatori sanitari e dei giovani come portatori di un messaggio sul tema della salute. Nelle società complesse e “liquide” nessuna agenzia educativa (famiglia, scuola), da sola, è in grado di incidere in modo determinante sul processo di formazione delle nuove generazioni. Appare sempre più necessaria la creazione di un “sottosistema sociale” che deve promuovere collaborazione tra le differenti agenzie educative per una azione di sinergia e di rete centrata sull’educazione e sulla trasformazione della cultura sociale dominante, con la consapevolezza che: «i programmi di promozione della salute infatti hanno un maggiore successo se sono integrati nella vita quotidiana delle comunità, basati sulle tradizioni locali e condotti da membri della comunità stessa» (IUHPE Vancouver 2007). La scuola è il contesto privilegiato per realizzare interventi efficaci di promozione di stili di vita sani e di prevenzione delle tossicodipendenze favorendo lo sviluppo della personalità del giovane, aiutando quelli che presentano comportamenti o atteggiamenti riferibili all’insicurezza, alla sfiducia e alla disistima, rendendoli autonomi e responsabili nelle scelte al fine di favorire comportamenti salutari e senso sociale. In una fase di trasformazione dei contesti giovanili, dominata dal dilagare di quelle che Spinoza chiamava le “passioni tristi”, epoca in cui i mass media e il virtuale, hanno un ruolo sempre più invasivo nel determinare le modificazioni culturali che vedono il valore dell’uomo sempre più legato alla sua capacità di consumare; la prevenzione sul territorio rimane un’importante occasione di riflessione per giovani, operatori e non solo. Occorre prestare maggiore attenzione ai disagi e alle fragilità che rendono spesso vittime le nuove generazioni: i giovani chiedono di essere ascoltati e l’impegno deve essere di tutti. La salute è ritenuta da tutti indispensabile per la crescita e lo sviluppo globale della società, ma la politica sanitaria non basta da sola ad agire sui determinanti di salute. Infatti, per garantire un’adeguata gestione delle problematiche del settore sanitario, occorrono strategie ed iniziative congiunte ed integrate con altre politiche. Le strategie che coinvolgono altri settori nel raggiungimento degli obiettivi di salute pubblica sono riconosciute come elemento fondamentale della salute pubblica contemporanea. È necessario un nuovo approccio nella presa di decisioni e nella governance e nuove modalità di sviluppo e di governo della politica pubblica, che vadano oltre gli interessi ed i mandati settoriali. I crescenti rischi di malattie sono determinati soprattutto da cause esterne all’ambito sanitario: uso dei trasporti, edilizia, rischi ambientali, cambiamento degli stili di vita, dei consumi e dell’alimentazione, quale risultato dell’economia globalizzata. I comportamenti delle persone in termini di nutrizione ed attività fisica, cessazione del fumo di tabacco, consumo di alcol e sostanze psicotrope, corretti comportamenti alla guida, possono essere influenzati efficacemente attraverso la realizzazione di partnership con politiche ed interventi compiuti anche al di fuori dell’ambito sanitario, che comprendono gli ambienti e le comunità in cui la gente vive e lavora. Il Trattato “Salute in tutte le politiche UE-HIAP”, all’art. 152 prescrive che la Comunità Europea assicuri un elevato livello di protezione della salute nell’elaborazione ed attuazione di tutte le politiche. Uno degli scopi fondamentali dell’azione intersettoriale è quello di raggiungere una maggiore consapevolezza delle conseguenze che le decisioni politiche e le prassi organizzative adottate in diversi settori possono avere sulla salute. Vanno rafforzati e resi più efficaci, a tutti i livelli di governo, i sistemi per integrare gli aspetti di sanità pubblica nei settori di politiche non sanitarie, al fine di sviluppare politiche favorevoli alla salute e al benessere della popolazione. Un difetto di protezione e di promozione della salute dei cittadini produrrebbe gravi conseguenze economiche, in considerazione del fatto che il capitale umano, inteso come popolazione in buona salute, rappresenta un prerequisito essenziale per raggiungere gli obiettivi di crescita economica e sociale. Il documento Health 2020 e il nuovo Piano Nazionale della Prevenzione 2014-2018 disegnano una cornice innovativa per promuovere la salute ed il benessere della popolazione. È importante che gli individui e le comunità sviluppino competenze specifiche ed abbiano accesso a informazioni e risorse ed abbiano opportunità per influenzare i fattori che condizionano la salute e il benessere. Gli interventi di promozione della salute devono mirare ad accrescere la partecipazione dei soggetti e delle organizzazioni. Si sottolinea la necessità di coinvolgere organizzazioni che possono influenzare direttamente o indirettamente la salute: la scuola, l’agricoltura, lo sport, l’ambiente, il terzo settore, il turismo, l’urbanistica ed i trasporti. Questo approccio richiama la proposta già tracciata dal documento europeo “Salute in tutte le politiche”, nel quale si auspica l’adozione di strategie che mirino ad abbracciare settori tradizionalmente lontani dall’ambito strettamente sanitario. Seguendo anche i principi della Carta di Tallin, il Piano Nazionale della Prevenzione 2014-2018 propone l’inclusione delle scelte sanitarie in tutte le politiche nazionali ed assegna al sistema sanitario una funzione di stewardship nella governance delle azioni orientate al miglioramento della salute della popolazione, attraverso la promozione di un confronto diretto con i possibili interlocutori (organizzazioni e stakeholder), al fin di promuovere collaborazioni intersettoriali.
Il Piano consiglia di adottare, tra le strategie di comunità per prevenire le malattie croniche non trasmissibili, il coinvolgimento di tutti i soggetti e le organizzazioni che possono contribuire a prevenirle e ad affrontarle, dai responsabili politici, alle associazioni locali (empowerment di comunità). Propone inoltre di realizzare interventi orientati a potenziare le risorse personali (empowerment individuale) per l’adozione consapevole di stili di vita corretti ed indica di adottare questo modello in tutto il ciclo di vita, a partire dall’infanzia e dall’adolescenza, quando si consolidano i comportamenti. Gli interventi in ambito scolastico devono essere orientati a coinvolgere in modo attivo gli studenti. Gli interventi rivolti all’età adulta devono promuovere un invecchiamento attivo ed in buona salute, favorendo la partecipazione sociale e la solidarietà tra le generazioni per sostenere l’anziano fragile nel contesto in cui vive, per mantenere l’autonomia ed evitare l’isolamento sociale. È importante investire nello sviluppo sociale sostenibile, riservando un’attenzione particolare all’equità, all’istruzione e al benessere ed attuare un approccio globale alla società, creando ambienti favorevoli ed opportunità per facilitare scelte salutari. La promozione della salute assume un ruolo importante per generare benessere e gli operatori sanitari assumono il ruolo di “catalizzatori” degli interventi di prevenzione e promozione della salute, intercettando le attività di settori differenti da quello sanitario e costruendo una coesione sociale sostenuta da una rete di azioni sinergiche ed integrate. La promozione della salute coinvolge tutte le politiche e tutte le professioni e può essere attuata in tutti gli ambiti di vita. Ogni professionalità con le proprie competenze e con la propria specificità può contribuire a creare salute e benessere. Per fare questo occorre che tutti i professionisti impegnati nella promozione della salute, appartenenti al settore sanitario e non, maturino competenze multiple orientate a sviluppare programmi di promozione della salute basati sui principi del coinvolgimento e dell’empowerment, programmi che mirino a migliorare le condizioni di salute, aumentare la health litercy, sostenere una vita autonoma e facilitare la scelta di stili di vita salutari. Il meeting “La promozione della salute in tutte le politiche e professioni” ha raccolto molteplici esperienze realizzate nei diversi ambiti lavorativi, nella scuola, nella comunità, negli ambienti di vita. Tutte le professioni sanitarie e non sanitarie hanno indicato i possibili settori nei quali poter intervenire per promuovere salute e benessere. La sfida per il futuro è di attuare modalità concrete affinché il settore sanitario possa costantemente interagire con altri settori, al fine di costruire una rete di azioni sinergiche ed integrate per creare salute e benessere. 5. La promozione della salute e le disuguaglianze, a cura di Filomena Lo Sasso e Sergio Ardis3/26/2015
L’Health 2020, nuovo quadro di riferimento per la politica per la salute nella Regione Europea dell’OMS, evidenzia la necessità di avere la promozione della salute e la riduzione delle iniquità al centro dell’azione politica. La Dichiarazione Politica di Rio sui Determinanti Sociali della Salute del 2011 sottolinea l’urgente necessità di agire sui determinanti sociali per ridurre le iniquità di salute. Le attuali emergenze sociali e di salute pongono nuove sfide per chi opera nella sanità, nell’istruzione e nel sociale. In Basilicata lo spopolamento, l’invecchiamento della popolazione, la povertà, i nuovi assetti sociali, l’immigrazione, impongono un nuovo approccio dei servizi socio-sanitari al fine di far fronte alle nuove e vecchie emergenze. Le disuguaglianze hanno influenza sulla scelta degli stili di vita, sull’accesso alle cure, ma giocano un ruolo molto importante anche sull’istruzione: apprendimento, integrazione scolastica, scelta del tipo di studi, frequentazione dei corsi di studi, abbandono scolastico. Anche gli interventi di promozione della salute nel setting scolastico necessariamente devono tener conto delle differenze nei bisogni educativi ed orientare i programmi verso le tematiche e metodologie d’approccio più adeguate. I giovani rappresentano una risorsa e possono essere motore di cambiamento importante per promuovere l’equità, diventando essi stessi promotori di salute privilegiati per veicolare messaggi positivi nelle nuove generazioni, utilizzando linguaggi e strumenti innovativi. Il meeting della SIPS Basilicata ha inteso affrontare il tema della promozione della salute e delle disuguaglianze al fine di disegnare un quadro della situazione internazionale, nazionale e regionale per ricercare approcci nuovi, credibili e robusti di promozione della salute. Il tema scelto dalla Società Italiana per la Promozione della Salute nel suo Convegno di Matera è di importanza enorme sia per l’Italia che per l’Europa. Promuovere la salute della popolazione, ed al tempo stesso ridurre le iniquità di stato di salute, è al centro della strategia per la salute (Salute 2020) dell’OMS. Questa strategia è stata doverosamente ed ampiamente citata nelle relazioni di molti relatori di questo importante Convegno SIPS. L’Europa sta cambiando velocemente. La riduzione della natalità, l’invecchiamento della popolazione, il fenomeno della globalizzazione e delle migrazioni, le nuove tecnologie a disposizione (inclusa l’ingegneria genetica) e le nuove vulnerabilità per la salute riportate in questi Atti, necessitano di un concetto di promozione della salute come chiave per lo sviluppo umano, sociale ed economico di un paese. In questi grandi processi di cambiamento di natura politica, sociale, economica e culturale, la promozione della salute deve trovare il modo di posizionarsi al centro delle politiche di sviluppo umano, sociale ed economico a livello locale, nazionale ed internazionale. Specifici gruppi vulnerabili, i più poveri, quelli marginalizzati, quelli che stanno più in basso nella scala sociale, spesso pagano un prezzo assai alto in termini di iniquità, non solo di aspettativa di vita ma di salute-malattia. Vi è ormai una chiara evidenza scientifica che queste iniquità di salute non solo sono moralmente ingiuste ed inaccettabili, ma sono evitabili. Affrontare e ridurre queste iniquità con strategie e programmi che promuovono la salute è, oltre che una questione di diritti umani, anche economicamente vantaggioso. Promuovere salute e ridurre le iniquità di stato di salute fa bene ai cittadini e fa bene all’economia! La domanda chiave è: quali azioni ed investimenti, oltre a produrre salute e ridurre le disuguaglianze, contribuiscono allo sviluppo umano, sociale ed economico nei paesi, regioni ed aree locali del nostro continente europeo? Queste sono tematiche che sempre più risulteranno nell’agenda di politici, scienziati, operatori socio-sanitari, economisti della salute, e società civile nel suo complesso. Sono tematiche pertinenti anche ai ruoli dei governi locali e allo sviluppo delle nostre comunità. Non c’è da stupirsi quindi che l’OMS abbia posto al centro della politica di Salute 2020 il tema dell’equità in salute e che vede la promozione della salute come parte integrante delle politiche di sviluppo e dei piani di contrasto alla presente crisi economica. La SIPS ha fatto bene a porre chiaramente il focus che promuovere la salute debba essere concepito in modo integrato con azioni che mirino a ridurre le iniquità. I contenuti degli Atti del Convegno di Matera hanno il pregio di collegare la letteratura scientifica inerente le iniquità di salute a situazioni specifiche del contesto italiano. Ne risulta una preziosa raccolta di esperienze di territorio. Questa pubblicazione offre know-how che ci aiuta a capire quanto la salute della nostra popolazione sia il risultato di scelte individuali e condizioni strutturali che influiscono enormemente sia sulle opzioni che sulla sostenibilità di tali scelte. Entrambe, scelte individuali e condizioni strutturali, sono modificabili al fine di proteggere e promuovere la salute individuale e collettiva. Il lettore troverà molti spunti di riflessioni nelle esperienze e studi presentati in questa pubblicazione. Indice
Prefazione Erio Ziglio Presentazione Riccardo Senatore Dalla promozione della salute all’etica della responsabilità Riccardo Senatore Le nuove sfide della promozione della salute: le disuguaglianze nella sanità e nell’istruzione Filomena Lo Sasso Health 2020: le politiche europee per la salute e il benessere Sergio Ardis, Moreno Marcucci La discriminazione in sanità: un fattore determinante disuguaglianza Sergio Ardis, Moreno Marcucci Un decennio di attività per la prevenzione della discriminazione in ambito sanitario: l’esperienza di Lucca Sergio Ardis, Moreno Marcucci Basilicata - Note demografiche Rosaria Tozzi, Carmela Saponara, Filomena Lo Sasso 59 La promozione degli stili di vita e le disuguaglianze sociali Carmine Sinno Questioni di cuore: promozione della salute cardiologica nell’arco di vita Pasquale Lisanti Scuola e consultorio adolescenti: corsia preferenziale per la promozione di un corretto stile alimentare Gloria Turi I teen e l’alcol: il diritto a non diventare dipendenti Antonella Cernuzio, Giuseppe Palucci Le disuguaglianze nella prevenzione secondaria dell’alcoldipendenza Giuseppe Palucci, Antonella Cernuzio Ritorno alla natura per recuperare il benessere Marilina Benedetto Nuovi ambienti di apprendimento: i laboratori cognitivi Margherita Fasano La sfida dell’istruzione di fronte alla diversità Antonietta Moscato Docere salutem Angela Smaldone Obesità e diabete. Riflessioni di un nutrizionista clinico impegnato in prevenzione Carmela Bagnato Una buona organizzazione come prerequisito per una buona promozione della salute Rossella Coniglio Una rete di scuole che promuove salute Linda Cafasso La promozione della salute e le disuguaglianze nell’approccio all’istruzione Rachele Calandriello Gli alunni con bisogni educativi speciali: una risorsa per tutti Mariarosaria Carapelle Educazione interculturale Antonio Tundo Disagi familiari nel contesto scuola Battistina Sinisi Abbandono scolastico: disuguaglianze sociali o disinteresse culturale? Angela Rosa Martino Verso la costituzione del gruppo di peer education nelle scuole di Matera Luana Gilio Il nursing interculturale Irene del Carlo Il tema educare alla responsabilità è stato individuato per il meeting annuale dalla Società Italiana di Promozione della Salute da sempre impegnata a sostenere i percorsi delle nuove generazioni che favoriscano la loro crescita culturale ed educativa nell'ambito dei diritti umani ed in particolare del diritto alla salute. In tale contesto il mondo della scuola insieme a quello della sanità rappresentano un universo denso di significati che abbraccia l'agire delle persone che in essi operano, i destinatari degli interventi che promuovono e realizzano, il più vasto mondo sociale che rappresenta cornice e al tempo stesso scenario futuribile per le nuove generazioni ancora in crescita. Le giornate dedicate al meeting vogliono offrire un forte momento di riflessione che intende raccogliere le varie esperienze realizzate in tutte le Regioni attraverso una responsabilizzazione di tutti i componenti dell'unico sistema educativo scuola/salute. Un modello educativo comune coincidente con una comunità in cui si cresce sul piano umano e culturale, perseguendo l'obbiettivo di formare individui responsabili, aperti alle altre culture e liberi di esprimere sentimenti, emozioni ed attese, capaci di gestire conflittualità ed incertezze, di operare scelte ed assumere decisioni autonome agendo responsabilmente. L’importanza di promuovere e sostenere stili di vita e ambienti favorevoli alla salute sin dalla prima infanzia, in un’ottica di prevenzione di fattori di rischio quali obesità infantile, tabagismo, abuso di alcool e consumo di sostanze, chiama in causa una molteplicità di attori e di istituzioni e tra queste la scuola è certamente quella fondamentale.
Non è certamente una novità: negli anni sono stati davvero molti i programmi e le azioni realizzati pensando all’importanza di svolgere un’azione preventiva cominciando in un’età precoce e al fondamentale ruolo educativo della scuola. Tuttavia, sul piano dell’approccio, il metodo privilegiato è stato in genere quello di tipo contenutistico-informativo ed i risultati ottenuti si sono dimostrati non solo poco rilevanti in termini di rapporto fra costi e benefici, ma soprattutto scarsamente persistenti nel tempo: nonostante gli sforzi profusi non si è riusciti a incidere efficacemente sui comportamenti e sugli atteggiamenti dei giovani a cui ci si è rivolti, così come non si è stati in grado di capitalizzare adeguatamente in termini di salute le potenzialità educative e formative offerte del contesto scolastico stesso. L’opera si presenta come strumento teorico-pratico per approfondire le tematiche della promozione della salute - che si distingue dalla mera prevenzione della malattia, così come indicato efficacemente dall’OMS - , affrontando la sfida attuale di progettare interventi nell’ambito scolastico e soprattutto di sperimentare un modello di valutazione delle azioni attivate per migliorare il benessere dei ragazzi. Il contributo dei vari autori ricorda come la promozione della salute, dalle premesse storiche arrivando ai contenuti della Carta di Ottawa (e ai documenti internazionali successivi), deve rivolgersi alla costruzione di una politica pubblica per la salute, a creare ambienti favorevoli, a dare forza all’azione della comunità, a sviluppare le abilità personali e a riorientare i servizi sanitari. Si comprende quindi come il processo debba essere globale e rivolto essenzialmente al benessere. La letteratura è piena di evidenze scientifiche che mostrano come i soli elementi conoscitivi non bastano a garantire l’assunzione di comportamenti consapevoli e responsabili. Ecco perché le “life skill” diventano obiettivi prioritari per le attività di promozione della salute, assieme all’educazione fra pari (peer education) per gli studenti che risulta, quindi, uno dei pochi strumenti efficaci volti a influenzare positivamente i componenti del gruppo e il loro “empowerment”. Gli esempi presentati dagli autori nell’ambito scolastico, nell’attività svolta, nell’ambito del modello toscano dalla Struttura di Educazione e promozione della salute dell’Azienda USL2 di Lucca, mostrano i progetti oramai “a sistema”. Da qui la fondamentale importanza di una riflessione sulla valutazione del benessere, tramite, sia un progetto realizzato dagli stessi “peer educator” che a mezzo la definizione di specifici items validati a livello internazionale (OECD, Istat) e consigliato nell'Health 2020 dell'OMS. Contributi di: Sergio Ardis, Paola Bartolini, Manuele Bellonzi, Umberto Cherubini, Lucia Corrieri Puliti, Antonella De Cesari, Roberta Della Maggiora, Martina Fondi, Marta Marcucci, Moreno Marcucci, Evelina Mugnani. Questo libro nasce da un progetto di ricerca, sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, mirato ad individuare gli strumenti necessari a valutare le attività di promozione della salute, in particolare quelle relative al benessere soggettivo. Sino ad ora, sia in economia sia in sanità la valutazione del benessere ha tenuto poco conto del vissuto dei singoli, delle potenzialità ed abilità psicosociali di ogni persona, il cui sviluppo aiuta a trovare equilibrio fra ragione ed emozioni che favoriscono il raggiungimento del benessere.
Quotidianamente i medici, gli infermieri e tutti gli altri professionisti della salute sono chiamati a comunicare in situazioni difficili e a volte critiche. Questo libro fornisce gli strumenti utili per affrontare sia la comunicazione di cattive notizie, che comportano un forte coinvolgimento emotivo anche per il sanitario, sia per comunicare in situazioni meno drammatiche, come accade nelle condizioni di malattia cronica. Tre capitoli di questo libro sono dedicati al lutto, la situazione che certamente più coinvolge i sanitari e li mette in difficoltà nella relazione con pazienti e familiari, ma ampio spazio è stato dato anche ai modelli di comunicazione e all'analisi delle emozioni più frequentemente presenti nei pazienti, a partire dall'aggressività. Possedere gli strumenti relazionali adeguati a gestire le emozioni risulta utile in primo luogo per il paziente ma costituisce anche un elemento di prevenzione dei conflitti che purtroppo sempre più riguardano le varie categorie di operatori della salute. Infine, è stato dedicato spazio alla comunicazione in ambulatorio, un contesto diverso dalla corsia ospedaliera, sino ad oggi considerata il luogo di cura per eccellenza. In questo ambito le difficoltà comunicative sono rappresentate dall'episodicità dell'incontro con il paziente, spesso portatore di una malattia cronica con tutte le difficoltà di accettazione e di aderenza alle terapie che questa comporta. Sergio Ardis e Moreno Marcucci, entrambi medici, hanno condiviso gli ultimi venti anni lavorativi dedicandosi dapprima alla donazione di organi, quindi più in generale all'umanizzazione delle strutture sanitarie. In entrambi i settori hanno privilegiato il miglioramento della relazione e della comunicazione tre sanitari e pazienti. Autori di molte pubblicazioni, tra cui due libri: “Comunicare bene per curare meglio” (2005) e “Positivo scomodo” (2007). On a daily basis, doctors, nurses and all health care professionals are called upon to communicate in situations which are difficult and sometimes critical. This book provides useful tools to help deal with both the communication of bad news, which includes a strong emotional involvement for medical staff, and also with the communication in less dramatic situations such as in chronic disease conditions.
Three chapters of this book are dedicated to grief, the situation which without doubt most frequently involves medical staff and creates difficulties for them in relation to dealing with patients and relatives. A large section of the book is dedicated to communication models and to the analysis of the most commonly expressed emotions in patients, beginning with aggression. Possessing adequate interpersonal skills for coping with emotions is useful for healthcare professionals, firstly to help the patient but secondly to prevent the conflict which can unfortunately sometimes arise for the healthcare professionals. Finally, some coverage has been given to ambulatory communication. This is a different situation from hospital wards which have until recently been considered to be the treatment centre of excellence. In this area, communication difficulties are represented by episodic meetings with patients who are frequently suffering from chronic illness and all of the associated difficulties of accepting and adhering to their therapy. |
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