Due anni di pandemia rimarranno indelebilmente scritti nella nostra memoria come la guerra nella memoria dei nostri nonni. Abbiamo perso tanto in questo tempo a partire dalle tante persone care che ci hanno lasciato a causa del covid. La nostra libertà di movimento è stata limitata in tanti modi. Le relazioni sociali sono mutate. Abbiamo perso l’occasione di dare e ricevere sorrisi e tanto altro. Ma ora è tempo di pensare a quanto abbiamo guadagnato. Da qui la metafora del “punto accapo”.
Fermiamo per un istante lo scorrere della nostra storia con un punto fermo e passiamo ad altro senza tornare indietro, senza nostalgia di ciò che è stato prima. Abbiamo bisogno di guardare avanti. Adesso.
Il primo meeting nazionale del Gruppo Italiano Felicità e Salute Positiva si svolge interamente online in un modo nuovo che abbiamo appreso grazie alla pandemia. Al di là della retorica degli abbracci e dei contatti il GIF Salute Positiva offre ai propri iscritti un meeting innovativo che dura un anno intero con più incontro costituendo un laboratorio culturale fuori dagli schemi passati.
Nel primo volume troviamo decine di contributi di vari autori, accomunati da un filo conduttore: la felicità oggi.
Fermiamo per un istante lo scorrere della nostra storia con un punto fermo e passiamo ad altro senza tornare indietro, senza nostalgia di ciò che è stato prima. Abbiamo bisogno di guardare avanti. Adesso.
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Nel primo volume troviamo decine di contributi di vari autori, accomunati da un filo conduttore: la felicità oggi.
Di seguito riportiamo il titolo, gli autori dei paper e l’abstract. Il contenuto dei paper è disponibile nella versione cartacea o elettronica del libro.
Evidenze e pregiudizi. Studio cross- sectional sulle conoscenze dei sanitari relativamente agli effetti del consumo di caffè
Noemi Battaglioni, Moreno Marcucci, Michela Maielli, Sergio Ardis
Sempre più indagini e studi riportano evidenze scientifiche a sostegno di un effetto non nocivo ed addirittura protettivo del consumo di caffè nei confronti di molti aspetti della salute, favorendo un suo inserimento all’interno di una dieta sana. Eppure, sono ancora molti i sanitari che spesso consigliano la sua totale eliminazione dagli stili di vita dei propri pazienti. Da qui la necessità di indagare se i professionisti sanitari, nello sconsigliare o meno il consumo di caffè, si basino su evidenze scientifiche o proprie credenze. Per fare ciò ci siamo avvalsi di un disegno di ricerca cross-sectional con raccolta dati effettuata tramite un’indagine online. Il questionario prevedeva una serie di affermazioni non sostenute da evidenze scientifiche sull’effetto del consumo di caffè, alle quali i partecipanti dovevano assegnare un valore da 0 “in totale disaccordo” a 10 “in totale accordo”. Hanno partecipato all’indagine 419 soggetti, provenienti da quasi tutta Italia e appartenenti a differenti professioni sanitarie. I gruppi degli infermieri e dei medici sono risultati i più numerosi, permettendoci di confrontare le due professioni. Nel confronto tra il gruppo degli infermieri e dei medici, si è evidenziato come i medici in media si basino di più sulle evidenze scientifiche rispetto agli infermieri. In conclusione, il nostro studio ha dimostrato quanto le false credenze circolanti riguardo al consumo di caffè influenzino ancora molto le persone e, nel nostro particolare caso i professionisti sanitari, i quali continuano a sconsigliare il suo inserimento all’interno di una dieta sana. Sarebbe opportuno verificare con metodi analoghi l’utilizzo dell’EBP in altri ambiti della professione.
Il benessere soggettivo dei trapiantati di rene e l’influenza della resilienza, della gratitudine e della speranza: studio cross-sectional
Irene Dell’Amico, Veronica D’Elia, Manuela Parrini, Michela Maielli, Sara Macchiarini, Giulia Guidi, Sergio Ardis
Lo studio aveva l’obiettivo di indagare i pazienti trapiantati di rene con valutazioni di psicologia positiva. Durante l’analisi sono state misurate quattro dimensioni: gratitudine, benessere soggettivo, resilienza e speranza valutando la loro influenza in questa tipologia di pazienti.
I dati sono stati raccolti tramite questionario cartaceo, compilato dai pazienti previo consenso scritto per la partecipazione allo studio. Il questionario era formato da una prima parte di anagrafica seguita dalle quattro scale di valutazione di psicologia positiva. In particolare, è stata utilizzata la Resilience Scale (RS) per la valutazione della resilienza nella versione validata in italiano, le tre scale di valutazione del benessere soggettivo raccomandate dall’OECD e validate in italiano, il Gratitude Questionnaire (GQ-6) per la valutazione della gratitudine nella versione in italiano e la versione italiana della Herth Hope Index (HHI) per la valutazione della speranza.
Il campione di 55 pazienti era composto da 23 femmine (41,82%) e 32 maschi (58,18%). È stato evidenziato nel gruppo un alto livello di gratitudine con media di 30,09 punti (DS 5,53), con un minimo di 18 e un massimo di 42. Tramite le correlazioni tra quest’ultima e le altre componenti di benessere soggettivo è risultata correlata in maniera positiva e significativa a tutte tranne che ai negative affect, risultati correlati invece in maniera negativa.
Lo studio evidenzia livelli di benessere soggettivo più alti della popolazione generale italiana. Il trapianto è un evento che oltre a restituire la qualità della vita aumenta il benessere soggettivo. Studi futuri sono necessari per confermare le nostre osservazioni.
Effetti della danza-terapia su donne con cancro al seno. Valutazione del benessere soggettivo con uno studio pilota non controllato
Daniela Querci, Moreno Marcucci, Michela Maielli, Stafania Tocchini, Marcello Pacitti, Sergio Ardis
Lo studio si propone di valutare gli effetti di un training di danza-movimento terapia sul benessere soggettivo in pazienti con tumore alla mammella e sul possibile ruolo mediatore di resilienza e gratitudine all’inizio e al termine del percorso. L’obiettivo nasce dalla volontà di contribuire alla letteratura in ambito di salute positiva e di arricchire la gamma di interventi mirati ad aumentare il benessere di chi si trova ad affrontare una grave malattia come il cancro. Trattandosi del primo studio in questo ambito, un obiettivo secondario è la valutazione del protocollo adottato per le caratteristiche campione e il tipo di studio e il calcolo della numerosità campionaria.
A un campione di 13 donne con cancro al seno sono stati proposti esercizi di respirazione, consapevolezza del proprio corpo, divertimento e creatività che stimolassero l’emotività e la fisicità delle pazienti. L’indagine è stata condotta secondo un disegno di trial pre-post, che ha richiesto la somministrazione di un questionario in forma cartacea all’inizio e alla fine del training, con scale di misurazione per la valutazione delle dimensioni psicologiche (benessere soggettivo, resilienza e gratitudine).
Il confronto tra i risultati, all’inizio e al termine del percorso, ha mostrato che il training potrebbe essere responsabile dell’aumento della gratitudine nelle donne del campione. Tale aumento potrebbe esprimersi in un riorientamento positivo della vita e in uno stato emotivo caratterizzato da una positività generata dal senso di gratitudine: ciò sarebbe confermato dall’aumento significativo delle emozioni positive e della felicità attuale dopo il training.
Nonostante i limiti individuati, lo studio ci permette di affermare che la danza, al pari di altre attività non prettamente incluse nella pratica medica, può essere uno strumento che si aggiunge al vasto armamentario disponibile per far crescere i livelli di benessere di chi deve affrontare un’importante patologia come il cancro.
La gratitudine e la speranza degli studenti di infermieristica durante la pandemia: longitudinal ecological study
Giulia Gemignani, Marina Virgallito, Veronica D’Elia, Roberto Buonincontro, Matteo Fantozzi, Michela Maielli1, Sergio Ardis
Gli studenti di scienze infermieristiche hanno la peculiarità di dover completare un curriculum accademico improntato sulla pratica, per cui a tutte le sensazioni negative condivise con le altre persone si è aggiunta la preoccupazione e l’incertezza per il loro futuro accademico. Inoltre, l’allontanamento dalla realtà del tirocinio ha provocato la frustrazione per non poter essere utili in un momento così particolare. Il presente studio ha indagato i livelli di gratitudine e speranza negli studenti di infermieristica durante il primo ed il secondo lockdown, confrontando i due anni e valutando le correlazioni tra le dimensioni studiate e con v come età, sesso, anno di iscrizione, titolo di studio, regione di residenza, l’essere risultati positivi al covid e l’essere stato sottoposto a vaccinazione. Dall’analisi dei dati è emerso che i livelli di speranza del 2021 erano diminuiti rispetto al 2020, probabilmente a causa dell’incertezza per il futuro dei propri studi e per l’esperienza di un secondo lockdown. La gratitudine non ha subito significative variazioni. È emersa una correlazione positiva tra gratitudine e speranza e tra speranza ed età, in linea con altri studi già presenti in letteratura.
La salute positiva della comunità dell’Oltreserchio
Tommaso Galeazzi, Sergio Ardis
Questo studio ha indagato le dimensioni di salute positiva nella comunità dell’Oltreserchio durante la pandemia da Sars-Cov2. L’Oltreserchio è un insieme di frazioni del comune di Lucca e comprende circa 8000 abitanti; geograficamente è situato a ovest della città di Lucca ed è confinante con i comuni di Pisa, Massarosa e Camaiore. In letteratura sono reperibili pochi studi riguardanti la salute positiva in una ristretta comunità di abitanti; perciò, da qui è nata l’idea del nostro studio cross-sectional con l’obiettivo di valutare le relazioni esistenti tra benessere soggettivo e le sue componenti, resilienza, gratitudine e speranza in questa piccola comunità di abitanti lucchesi durante l’epidemia da Sars-Cov2, che ha colpito tutti gli stati del nostro pianeta e in particolar modo l’Italia. Il campione era composto da 242 soggetti con un’età media di 40,8 anni (DS 15,3); la raccolta dati è stata eseguita attraverso l’utilizzo di un questionario comprendente 6 scale che indagavano la salute positiva del campione. L’età ha ottenuto una correlazione statisticamente significativa con la resilienza (p=0,002) e con i positive affect (p=0,000), mentre con le altre dimensioni di salute positiva non abbiamo ottenuto significatività statistica.
Speranza, gratitudine e resilienza sono risultate correlate in modo statisticamente significativo (p=0,000) con le dimensioni di benessere soggettivo ad eccezione del confronto tra resilienza e negative affect il quale non ha prodotto una correlazione significativa.
Studenti di infermieristica italiani sono meno felici nel secondo anno di pandemia: longitudinal ecological study
Marina Virgallito, Giulia Gemignani, Matteo Fantozzi, Veronica D’Elia, Vanessa Angelini, Michela Maielli, Sergio Ardis
Gli studenti italiani, durante la fase pandemica da covid-19, hanno dovuto affrontare sensazioni negative accomunate a tutto il resto della popolazione mondiale con la speranza che la situazione migliorasse e che si potesse tornare alla vita di sempre. L’impossibilità di non poter frequentare i tirocini inizialmente, e la paura di poter contrarre il virus da covid-19 durante la pratica formativa, possono aver influito negativamente sul benessere e sulla loro salute positiva.
Non ci risultano studi italiani che abbiano misurato e valutato il benessere soggettivo degli studenti durante la pandemia. Per questo motivo è stato opportuno svolgere un’indagine per studiare il fenomeno su un campione di studenti italiani di infermieristica nel primo anno di pandemia.
Per la realizzazione del database utilizzato per questa ricerca, sono stati realizzati due sondaggi che hanno coinvolto il target degli studenti infermieri italiani. Un primo sondaggio è stato effettuato il 29 marzo 2020 e si è concluso il 23 aprile 2020, quindi durante il primo lockdown. Il secondo sondaggio è stato effettuato un anno dopo ed è iniziato il 31 marzo 2021 e si è concluso il 3 giugno 2021.
I risultati ottenuti mostrano il benessere soggettivo degli studenti stabile per molte variabili (benessere emotivo, positive affect, soddisfazione per la vita e soddisfazione per lo studio), i negative affect risultano aumentati e la felicità globale risulta addirittura diminuita.
Il benessere soggettivo degli studenti è risultato basso rispetto la popolazione generale, infatti la rilevazione Istat della soddisfazione per la vita (Istat, 2021) ha mostrato un significativo aumento del punteggio ottenuto dagli italiani, passati da 7 nel 2019 a 7,2 nel 2020.
Gli studenti di infermieristica italiani soffrono quindi una diseguaglianza in termini di benessere e quindi di salute.
Protocollo di valutazione del corso di comunicazione “Le abilità di base della comunicazione tra medico e paziente in presenza e nella televisita”
Sergio Ardis, Valentina Ungaretti, Dario Nieri, Irene Cavasini, Licia Matteucci, Veronica D’Elia, Valentina Gelmi, Alessandra Mazzoni, Gennaro Voccia, Tommaso Bellandi, Francesco Niccolai, Michela Maielli, Carlo Mazzatenta
La USL Toscana Nordovest ha adottato il KCS come modello di formazione per la comunicazione tra paziente e sanitario. Per valutare l’efficacia del corso di comunicazione è stato disegnato uno studio controllato randomizzato sul corso destinato ai medici neoassunti nella USL.
Al campione di medici sarà erogato un corso di formazione a distanza sulla visita in presenza e televisita basando la formazione sul KCS.
Sia i soggetti inclusi nel campione che i controlli sosterranno due simulazioni e compileranno un questionario che comprende due scale di empatia (pre e post training).
Le simulazioni saranno valutate con la KEECCA Versione Italiana adattata alla televisita.
Architetture come macchine di felicità
Simone Ottonello, Enrico Zunino
Si ritiene che la felicità, tanto desiderata, possa essere creata o addirittura indotta. Ad esempio un atteggiamento positivo potrebbe risultare utile per ottenerla, così come il raggiungimento di alcuni obbiettivi o delle buone relazioni con gli altri.
Ogni attività di questo tipo deve necessariamente svolgersi in un luogo, sia esso circondato di muri o dal mare e dal cielo, gli edifici o la natura.
È ormai acclarato che le nostre emozioni dipendano dalle caratteristiche fisiche dei luoghi entro cui facciamo esperienza della nostra esistenza, così che modificando un luogo si possa modificare l’emozione. Creando un luogo bellissimo si può ottenere un’emozione bellissima. Pensando ad un momento di felicità non si può fare a meno di collocarlo in luogo e risulta davvero inconciliabile immaginare un momento felice collocato in un luogo disastrato maleodorante o pericoloso.
Così una buona architettura, o addirittura una bella architettura, sia essa una stanza o una città o un paesaggio possono farci stare bene o addirittura renderci felici. Probabilmente ci regalassero il castello delle favole non potremmo che gioirne, così come sdraiarci in un giardino lussureggiante potrebbe donarci serenità se non anche qualcosa di più. Le dimensioni però non contano, potrebbero renderci felici il nido della nostra piccola casa, così come il profumo di un singolo fiore. E questo fiore deve essere profumato e possibilmente bello, e il piccolo appartamento deve essere accogliente e ben studiato. Gli architetti, come creatori di appartamenti, città o paesaggi, devono essere in grado di creare bellezza, perché è proprio essa la promessa di felicità, in quanto ci strappa dalla contingenza della vita per proiettarci verso le nostre migliori fantasie. Ma cos’è la bellezza? E cos’è la bellezza per ognuno di noi?
EMDR (Eyes Movement Desensitization and Reprocessing): superare i traumi e migliorare le performance per una vita il più possibile felice
Sabrina Bonino, Gabriele Paolino, Patrizia Fratini
La visione dualistica cartesiana mente corpo porta a gravi errori: noi siamo il nostro corpo e la nostra mente in modo inscindibile. In quanto esseri umani apparteniamo ad una specie estremamente resiliente che è riuscita a tornare alla normalità dopo catastrofi varie. Le reazioni che possiamo avere di fronte a ciò che ci spaventa possono essere di attacco, fuga e congelamento, vivendo così in una sorta di eterno presente pericoloso. I traumi psichici possono essere rielaborati con la psicoterapia EMDR, utile anche per rafforzare le risorse e capacità degli individui.
La psicologia positiva e la costruzione di una nuova normalità
Lucia Dema
La pandemia ha dimostrato come il benessere psicologico sia fondamentale nella cura della persona e la psicologia positiva (PP) può fornirci un sostegno. La PP è una scienza dell’esperienza soggettiva che si propone di studiare i fenomeni alla base delle emozioni positive dell’essere umano al fine di migliorare la qualità di vita delle persone (Seligman & Csikszentmihalyi, 2000) dei gruppi e delle istituzioni (Gable & Haidt, 2005). Cerca di promuovere il funzionamento ottimale delle esperienze soggettive (felicità, speranza), dei tratti positivi (perdono, saggezza) e delle virtù civiche (responsabilità, altruismo) (Linley e Joseph, 2004). Si concentra, infine, sulla prevenzione delle psicopatologie attraverso lo sviluppo dei tratti e delle qualità positive. Da qui deriva che gli eventi positivi non arrivano a causa di un fato generoso bensì dal lavoro costante di costruzione del proprio benessere. Spesso sono proprio la capacità di attuare determinati comportamenti, gli stili di coping e il senso di autoefficacia a determinare un successo. L’ottimista realistico, descritto da Seligman (2005) vive le situazioni negative come estemporanee, esclusive, esigue e personali. Viene anche introdotta l’esperienza di flusso che permette di sentirsi completamente assorbiti in un’esperienza sperimentando un piacere tale da poter fornire un punto di riferimento per la nostra vita.(Csikszentmihalyi e LeFevre, 1989).
Oggi quindi sembra essere più funzionale, piuttosto che un atteggiamento di rimpianto verso una perduta normalità, l’accettazione e la costruzione di una nuova normalità in chiave positiva. Anche la comunicazione dei media potrebbe contribuire alla costruzione di processi di identità sociale, basate su un nuovo senso di appartenenza piuttosto che insistere su aspetti negativi che attivano reazioni di negazione ed evitamento.
L’impatto della pandemia da covid 19 sui lavoratori. Una revisione narrativa
Valerio Ciotti
La malattia da covid 19 ha provocato una grave crisi sanitaria ed economica, con ripercussioni in grado di aggravare le condizioni lavorative. L’ansia di ammalarsi, il distanziamento sociale, la sospensione dell’attività produttiva, la paura di perdere il lavoro, il peso fisico dei dispositivi di protezione individuale e l’aumento del carico di lavoro influenzano il benessere fisico, mentale e la produttività dei lavoratori. Questa revisione ha lo scopo di individuare e descrivere gli impatti della pandemia da covid 19 sui lavoratori. È stata effettuata una ricerca bibliografica utilizzando i motori di ricerca “PubMed” e “Google Scholar”, selezionando e includendo gli studi completi gratuiti, che indagavano l’impatto sulla salute psicologica e fisica dei lavoratori. Gli studi hanno individuato tra gli operatori coinvolti in prima linea e nelle popolazioni a rischio, maggiore incidenza di problemi e riduzione della produttività. Risulta pertanto fondamentale l’adozione di alcuni interventi, come l’analisi psicologica e il supporto dei lavoratori a rischio, la riduzione del carico e degli orari di lavoro e l’implementazione di opportune scale di valutazione. La revisione ha inoltre analizzato i vantaggi e gli svantaggi del lavoro a distanza. Dalla ricerca è emerso l’elevato divario tra gli studi condotti sugli operatori sanitari rispetto alle altre tipologie di lavoratori; risultando indispensabili ulteriori studi scientifici a riguardo.
La ricerca di una felicità “ecosistemica” nell’esperienza pandemica adolescenziale
Francesco Bearzi
Strumenti etnografici evidenziano numerosi e notevoli aspetti positivi dell’esperienza pandemica adolescenziale. In particolare, si delinea il ritratto di una generazione Z che, nel travaglio della pandemia, si riconosce più forte, mindful ed “ecosistemicamente consapevole”. Tali dati, rilevanti per la stessa sfida della sostenibilità, vanno valorizzati in una prospettiva transdisciplinare, sfruttandone le potenzialità per la ridefinizione del concetto di felicità e di quelli interconnessi di salute e di benessere. Solamente la convergenza dell’indagine scientifica operante, sulla scorta di differenti statuti epistemologici, in vari ambiti disciplinari (nel presente contributo: pedagogia, psicologia, sociologia, narratologia, linguistica strutturale, filosofia ermeneutica, economia), mediante la sinergia di strumenti di ricerca qualitativi e quantitativi, può consentire di ricostruire generativamente e rigorosamente tali concetti.
L’economia del benessere
Matteo Makowiecki
Dagli inizi del Novecento fino alla pandemia di covid-19, il Prodotto Interno Lordo (PIL) è stato il principale indicatore del benessere economico e del progresso che i governi hanno usato per tenere traccia del loro sviluppo passato e per dirigere quello futuro. Nonostante questo indicatore fosse apertamente una misura della produzione economica e non del benessere, spesso l’aumento del PIL è stato considerato di fatto come un aumento nella qualità della vita.
Negli ultimi anni però questa correlazione è stata sfatata dalla ricerca scientifica e nuovi indici, sia a integrazione del PIL sia sostituti, sono nati con lo scopo di misurare il benessere soggettivo dei cittadini e di confrontarlo tra Paesi e anni diversi.
La recente pandemia che ha colpito tutto il mondo ci ha mostrato che, oggi più che mai, il benessere degli individui si sviluppa diversamente dall’economia nazionale, e che la ripresa dovrà passare per un aumento del benessere insieme a quello dell’economia. In questo studio vedremo quali indicatori misurano il benessere soggettivo e come questi sono stati influenzati dalla pandemia di covid-19.
Lavoro e salute tra benessere e felicità verso nuove coniugazioni organizzative e di comunità per una governance condivisa
Luciano Pilotti
Il dibattito italiano sulle politiche industriali è alla ricerca di ragionevoli concretezze nelle riforme da “iniettare” nel PNRR come via di ricostruzione europea post-pandemica del Recovery Plan risorgono grandi questioni che legano transizione ambientalista e digitale a quella sociale. Tra queste, un fisco globale equo e il grande tema dell’orario di lavoro inestricabilmente connesso ad un welfare da riformare dato l’indebitamento dello Stato Piano dentro un quadro avanzato di CSR e una governance partecipata, condivisa e inclusiva. Sul tema dell’orario di lavoro in un recente report OCSE (2021), si chiariscono i rapporti tra orari di lavoro, produttività e benessere: i paesi con monte ore lavorato più basso sono anche quelli con produttività e PIL procapite più alto e livelli di diseguaglianza minori anche guardando al post-covid stress. Paesi con un welfare “generoso” e con un benessere più elevato e distribuito, consumi mediamente più alti connessi a produttività e salari crescenti, dove le persone hanno un tempo per la cura di sé e della famiglia, per sport e cultura, per formazione o volontariato. Leve di consumo, ma soprattutto di benessere (fisico, cognitivo e psicologico emotivo) che alimentano consapevolezza (mindfulness) e sense making, stimolando creatività e motivazioni positive al lavoro (e alla vita) connesse non tanto a fattori estrinseci (salario) ma intrinseci (o motivazionali). Fattori di crescita della produttività e dell’efficienza via modelli partecipativi e auto-organizzativi, nella responsabilizzazione delle persone sui risultati attraverso engagement e stimolando empowerment mobilitando le emozioni e valorizzandole. Superando in questo modo il Novecento come secolo del conflitto, dei beni materiali e di organizzazioni gerarchiche, per entrare definitivamente nel secolo della collaborazione per l’economia e società della conoscenza nella sostenibilità e responsabilità di organizzazioni “piatte e partecipate”.
Lo sguardo immaginativo nella relazione di cura
Sandra Pierpaoli
Seguendo l’evoluzione delle dinamiche interpersonali all’interno di un setting analitico, possiamo comprendere meglio il ruolo centrale che assume lo sguardo in ogni relazione di cura: dalla concezione classica che considerava il terapeuta come uno schermo neutro, si è passati ad una visione intersoggettiva, in cui entrambi gli interlocutori sono esposti allo sguardo dell’altro. In questa nuova accezione, il tipo di sguardo adottato dal curante e dal paziente sono determinanti per il modo di affrontare il disagio e la malattia. Lo sguardo riproduttivo, monolitico e stigmatizzato, appartiene al corpo monadico e si è andato accentuando durante la crisi pandemica, come conseguenza del distanziamento sociale e del sovraffollamento di informazioni contrastanti. Lo sguardo immaginativo appartiene invece al corpo diadico e chiama in gioco la creatività; non si limita solo all’impiego della vista, ma richiede l’impegno globale della persona, a partire dall’attivazione multisensoriale, fino a comprendere il gioco proiettivo, il gioco drammatico e l’uso della metafora. L’impiego integrato dei linguaggi artistici, coniugato con tecniche psicocorporee, viene utilizzato nella Drammaterapia Integrata, per sollecitare il mondo immaginale e dare vita a percorsi metaforici, mediante il colore, la forma, il suono, il gesto, la parola, la drammatizzazione. In tal modo si può aiutare sia il paziente che il curante a modificare il proprio paesaggio interiore. L’esperienza estetica, infatti ,contribuisce a generare il cambiamento, trasformando il modo di vedere e di rapportarsi all’altro. Per poter essere applicato a un contesto di cura, lo sguardo immaginativo dovrebbe essere educato e coltivato in entrambi gli attori che concorrono alla costruzione della relazione, per permettere al paziente di trasformare il modo di percepire e di affrontare la malattia e al curante di affiancare all’oggettività delle evidenze, la valorizzazione delle risorse.
Narrare con le immagini. Immaginando cartografie estetiche
Giancarlo Chirico
L’uomo è naturalmente aperto al mondo, all’altro e al futuro. Eppure, lo scorso marzo, questa nostra relazionalità si è improvvisamente interrotta, lasciandoci attoniti e sgomenti. La pandemia ha generato un forte scollamento tra le parole che eravamo abituati ad usare e i nuovi, sconosciuti contesti narrativi in cui ci trovavamo a usarle: parole come volto, carezze, distanza, noia, immagine, abbraccio, perdita, sconfitta, felicità, l’altro, portavano con sé significati imprevedibili fino a poco tempo prima. Come provare a elaborare questa drammatica esperienza, riannodando i fili tra noi e le storie che siamo?
Quando la parola è bloccata, possiamo ricorrere alle immagini quali potenti attivatori di storie ed elaborazioni, per provare a cercare un nuovo allineamento tra sentimenti, bisogni ed espressioni, per agire la bellezza e non limitarsi a pensarla. Solo attraverso l’immaginazione creativa e l’elaborazione estetica possiamo immaginare nuove mappe e disegnare rotte lungo le quali continuare a cercare il senso di tutto, anche quando la parola non riesce e la violenza della storia sembra surclassarci.
Dal trauma cranico alla rinascita: Alessandro e la forza di ricostruire la bellezza della vita
Roberto Antenucci, Elena Braghieri, Rossella Raggi, Mauro Leonardo D’Avolio
Questa è la storia di Alessandro, giovane con esiti di grave trauma cranico. È una storia di rinascita, ricca di avvenimenti e di tante persone che hanno accompagnato il suo difficile cammino verso il ritorno alla vita. Tra paure e sconforto, ma anche gioia e serenità. E soprattutto con tanta speranza e con la bellezza di una famiglia sempre presente, motivata, stimolante e attenta ad ogni conquista del figlio.
Perché raccontare questa storia?
Per la giovane età: a 18 anni una vita “spezzata” secondo i canoni comuni della “normalità”; un ragazzo tranquillo, senza vizi, senza una vita “oltre il limite”; un travaglio inevitabile dei familiari non ancora del tutto elaborato (e forse mai lo sarà). E ancora la loro ostinata determinazione, tutt’ora presente, nel ricercare “il meglio possibile” per Alessandro consci comunque del fatto che “non sarà più come prima”
E poi per un legame particolare che si è formato durante e dopo la degenza riabilitativa con Alessandro e la sua famiglia: tutt’ora seguiamo il suo programma di reinserimento nella vita cosiddetta “normale” rappresentando ancora per loro, e ciò per un operatore sanitario è fonte di gratificazione, un punto di riferimento. E c’è ancora tanto da fare...
Scrivere per comprendere. Il premio letterario giuro che non dimentico
Pieralba Chiarlone, Anselmo Madeddu
La pandemia ha definitivamente dimostrato che gli operatori sanitari sono la spina dorsale del sistema sanitario: milioni di loro hanno rischiato la salute svolgendo il proprio lavoro quotidiano e molti hanno pagato prezzi altissimi anche dal punto di vista emotivo e psicologico. Ciò che stiamo vivendo in questi ultimi due anni ha evidenziato drammaticamente quanto sia fondamentale prendersi cura di chi cura ed offrire agli operatori sanitari occasioni di riflessione e di elaborazione della propria esperienza.
Con questo intento l’Ordine dei medici di Siracusa ha indetto un premio letterario “Giuro che non dimentico” rivolto a tutti i medici che, attraverso la scrittura, hanno voluto dare testimonianza, riflettere e trarre insegnamento da quanto sta tuttora accadendo in modo che questa esperienza, professionale e personale, non passi invano.
Il premio “Giuro che non dimentico” enfatizza l’aspetto della scrittura condivisa, ovvero quella dimensione di connessione con la comunità professionale cui i medici scrittori appartengono. La polifonia di voci che emerge dagli scritti consente di cercare e costruire insieme il senso di quanto narrato. La scrittura condivisa potenzia l’aspetto riabilitativo della scrittura: la condivisione con altri crea l’opportunità per chi scrive di elaborare lo stupore del male incarnato e poi sconfitto, per esorcizzare la minaccia del “risorgere del mostro”, e per evitare il permanere di situazioni irrisolte, loop mentali che intrappolano il pensiero senza tregua. I medici scrittori attraverso le loro narrazioni ci consentono di apprendere da punti di vista diversi ciò che tutti quanti abbiamo vissuto e stiamo tuttora attraversando, soprattutto, di valorizzare gli aspetti trasformativi di questa esperienza.
Prevenzione e management delle addiction da videogiochi dalla seconda infanzia alla preadolescenza. Uno studio osservazionale
Giulia Maravalle, Tiziana Traini, Elena Spina
Le tecnologie e i dispositivi associati hanno un potere fortemente attrattivo. Ne sono dimostrazione i videogiochi, di cui le indagini condotte in Italia identificano una fruizione significativa da parte di tutte le fasce di età, compreso bambini e adolescenti. La possibilità di dipendenza da videogiochi è stata riconosciuta nella sfera dell’Internet Gaming Disorder (WHO, 2018) ed è correlata a fattori sia individuali che ambientali (Griffiths, 2009). L’attenzione della presente survey è posta ai fattori di rischio nei bambini tra gli 8 e 10 anni e nei ragazzi tra gli 11 e 14 anni. Si considerano il tempo di utilizzo dei videogiochi e l’influenza di un ambiente di vita poco stimolante sul gioco individualizzato e al chiuso. Il campione è suddiviso in due cluster in base alle fasce di età ed è composto da 353 soggetti reclutati in una scuola elementare e secondaria di primo grado. Il quartiere di riferimento è quello di Monticelli (Ascoli Piceno) incluso come possibile fattore favorente l’uso dei videogiochi e la tendenza all’isolamento, in quanto limitato nell’offerta di occasioni di svago all’aperto. Bambini e ragazzi mostrano un considerevole gradimento per i videogiochi, specialmente i maschi delle fasce di età prese in esame. Rimane l’interesse per i giochi di squadra all’aperto da parte dei bambini. Probabilmente più i ragazzi crescono e più diminuisce il coinvolgimento ludico tradizionale. Le rilevazioni complessive non indicano fattori di rischio preoccupanti per il contesto esaminato, ma necessitano di monitoraggio e prevenzione al fine di evitare lo sviluppo di addiction.
La felicità dell’adozione internazionale. Il ruolo del servizio sociale
Fabiana Padula, Raffaele Ponticelli
In Italia molte coppie decidono di propendere verso l’adozione internazionale per ricercare la felicità familiare e, soprattutto, per dare la possibilità a un minore, di tornare ad essere felice.
Nel seguente lavoro, attraverso riferimenti normativi e teorici, si intende approfondire l'iter adottivo internazionale in ogni sua singola fase. Approfondimento che parte proprio dalla normativa, sino ad arrivare ai compiti ed alle teorie tecniche e pratiche messe in atto degli operatori dei servizi sociali territoriali e sanitari, con la supervisione del tribunale per i minorenni.
L’infermiere e la promozione della salute a scuola: indagine sugli stili di vita
Tommaso Galeazzi, Catia Anelli
La promozione della salute è il processo che consente alle persone di esercitare un maggior controllo sulla propria salute e di migliorarla (WHO, 1986). Questa definizione include anche percorsi finalizzati a modificare le condizioni sociali, ambientali ed economiche, in modo da attenuare il loro impatto sulla salute del singolo e della collettività. La promozione della salute rappresenta inoltre l’insieme delle attività intraprese per migliorare e salvaguardare la salute di tutti nella comunità e richiede, pertanto, la partecipazione di diversi attori e istituzioni, a partire dalla scuola quale setting specifico.
È stato arruolato un campione di studenti delle scuole secondarie di secondo grado, a cui è stato somministrato un primo questionario sui principali temi che riguardano la saluta. Dopodiché è stato fatto un intervento di informazione e promozione delle principali evidenze scientifiche dei temi trattati nel questionario, ed infine è stata eseguita una seconda somministrazione del questionario. Infine è stata eseguita una Valutazione dei risultati ottenuti.
Il campione ha dimostrato scarse conoscenze negli argomenti alimentazione e blsd, medie conoscenze negli argomenti attività fisica, malattie sessualmente trasmesse e fumo, infine buone conoscenze nell’argomento alcol.
Dopo i programmi di interventi condotti si nota un sostanziale miglioramento delle conoscenze degli argomenti trattati. Questo studio aumenta notevolmente la comprensione di programmi rivolti alla promozione della salute, evidenze scientifiche e stili di vita sani condotti da infermieri nelle scuole.
Di seguito pubblichiamo titolo e autori dei contributi presentati per solo abstract:
Prospettive di salute pubblica per il Ventunesimo secolo
Erio Ziglio
Fibromialgia e resilienza: un’evidente diseguaglianza nei livelli di salute positiva
Michelangelo Bacci, Sergio Ardis, Marcello Pacitti, Giulia Gemignani, Matteo Makowiecki, Matteo Fantozzi, Valerio Ciotti, Lucia Dema, Nicola D’Anza, Valentina Ungaretti
Cosa influenza realmente la salute e il benessere?
Sabrina Bonino, Gabriele Paolino, Patrizia Fratini
Il linguaggio della lontananza forzata. La parola di cura ai tempi di Covid-19
Rosaria Pandolfi, Pasquale Fallace
Promozione della salute e potenziamento delle competenze comunicative e relazionali degli operatori sanitari
Pasquale Fallace, Rosaria Pandolfi
Finestra Rosa – Ospedale Evangelico Internazionale di Genova (OEI): accoglienza e sostegno alla vittima ad indirizzo alla via di uscita al fenomeno violenza, maltrattamento, abuso in pandemia
Marinella Fulgheri, Alessio Parodi, Barbara Oliveri Caviglia
Progetto di medicina narrativa e scrittura autobiografica al Museo di Arte Moderna L. Bailo e Pinacoteca Santa Caterina di Treviso
Sabina Ferro
La medicina narrativa per contrastare l’obesità in età evolutiva
Rita Tanas, Vita Cupertino, Cinzia De Rossi, Sergio Bernasconi, Giovanni Corsello
Attraversando la pandemia in formazione: il benessere e la cura con la medicina narrativa
Danila Zuffetti, Sabina Ferro, Marisa Del Ben, Alessandra Schieppati
Tradizione e modernità del dibattito intorno alla dimensione giuridica dei concetti di felicità e salute
Nicola D’Anza
Evidenze e pregiudizi. Studio cross- sectional sulle conoscenze dei sanitari relativamente agli effetti del consumo di caffè
Noemi Battaglioni, Moreno Marcucci, Michela Maielli, Sergio Ardis
Sempre più indagini e studi riportano evidenze scientifiche a sostegno di un effetto non nocivo ed addirittura protettivo del consumo di caffè nei confronti di molti aspetti della salute, favorendo un suo inserimento all’interno di una dieta sana. Eppure, sono ancora molti i sanitari che spesso consigliano la sua totale eliminazione dagli stili di vita dei propri pazienti. Da qui la necessità di indagare se i professionisti sanitari, nello sconsigliare o meno il consumo di caffè, si basino su evidenze scientifiche o proprie credenze. Per fare ciò ci siamo avvalsi di un disegno di ricerca cross-sectional con raccolta dati effettuata tramite un’indagine online. Il questionario prevedeva una serie di affermazioni non sostenute da evidenze scientifiche sull’effetto del consumo di caffè, alle quali i partecipanti dovevano assegnare un valore da 0 “in totale disaccordo” a 10 “in totale accordo”. Hanno partecipato all’indagine 419 soggetti, provenienti da quasi tutta Italia e appartenenti a differenti professioni sanitarie. I gruppi degli infermieri e dei medici sono risultati i più numerosi, permettendoci di confrontare le due professioni. Nel confronto tra il gruppo degli infermieri e dei medici, si è evidenziato come i medici in media si basino di più sulle evidenze scientifiche rispetto agli infermieri. In conclusione, il nostro studio ha dimostrato quanto le false credenze circolanti riguardo al consumo di caffè influenzino ancora molto le persone e, nel nostro particolare caso i professionisti sanitari, i quali continuano a sconsigliare il suo inserimento all’interno di una dieta sana. Sarebbe opportuno verificare con metodi analoghi l’utilizzo dell’EBP in altri ambiti della professione.
Il benessere soggettivo dei trapiantati di rene e l’influenza della resilienza, della gratitudine e della speranza: studio cross-sectional
Irene Dell’Amico, Veronica D’Elia, Manuela Parrini, Michela Maielli, Sara Macchiarini, Giulia Guidi, Sergio Ardis
Lo studio aveva l’obiettivo di indagare i pazienti trapiantati di rene con valutazioni di psicologia positiva. Durante l’analisi sono state misurate quattro dimensioni: gratitudine, benessere soggettivo, resilienza e speranza valutando la loro influenza in questa tipologia di pazienti.
I dati sono stati raccolti tramite questionario cartaceo, compilato dai pazienti previo consenso scritto per la partecipazione allo studio. Il questionario era formato da una prima parte di anagrafica seguita dalle quattro scale di valutazione di psicologia positiva. In particolare, è stata utilizzata la Resilience Scale (RS) per la valutazione della resilienza nella versione validata in italiano, le tre scale di valutazione del benessere soggettivo raccomandate dall’OECD e validate in italiano, il Gratitude Questionnaire (GQ-6) per la valutazione della gratitudine nella versione in italiano e la versione italiana della Herth Hope Index (HHI) per la valutazione della speranza.
Il campione di 55 pazienti era composto da 23 femmine (41,82%) e 32 maschi (58,18%). È stato evidenziato nel gruppo un alto livello di gratitudine con media di 30,09 punti (DS 5,53), con un minimo di 18 e un massimo di 42. Tramite le correlazioni tra quest’ultima e le altre componenti di benessere soggettivo è risultata correlata in maniera positiva e significativa a tutte tranne che ai negative affect, risultati correlati invece in maniera negativa.
Lo studio evidenzia livelli di benessere soggettivo più alti della popolazione generale italiana. Il trapianto è un evento che oltre a restituire la qualità della vita aumenta il benessere soggettivo. Studi futuri sono necessari per confermare le nostre osservazioni.
Effetti della danza-terapia su donne con cancro al seno. Valutazione del benessere soggettivo con uno studio pilota non controllato
Daniela Querci, Moreno Marcucci, Michela Maielli, Stafania Tocchini, Marcello Pacitti, Sergio Ardis
Lo studio si propone di valutare gli effetti di un training di danza-movimento terapia sul benessere soggettivo in pazienti con tumore alla mammella e sul possibile ruolo mediatore di resilienza e gratitudine all’inizio e al termine del percorso. L’obiettivo nasce dalla volontà di contribuire alla letteratura in ambito di salute positiva e di arricchire la gamma di interventi mirati ad aumentare il benessere di chi si trova ad affrontare una grave malattia come il cancro. Trattandosi del primo studio in questo ambito, un obiettivo secondario è la valutazione del protocollo adottato per le caratteristiche campione e il tipo di studio e il calcolo della numerosità campionaria.
A un campione di 13 donne con cancro al seno sono stati proposti esercizi di respirazione, consapevolezza del proprio corpo, divertimento e creatività che stimolassero l’emotività e la fisicità delle pazienti. L’indagine è stata condotta secondo un disegno di trial pre-post, che ha richiesto la somministrazione di un questionario in forma cartacea all’inizio e alla fine del training, con scale di misurazione per la valutazione delle dimensioni psicologiche (benessere soggettivo, resilienza e gratitudine).
Il confronto tra i risultati, all’inizio e al termine del percorso, ha mostrato che il training potrebbe essere responsabile dell’aumento della gratitudine nelle donne del campione. Tale aumento potrebbe esprimersi in un riorientamento positivo della vita e in uno stato emotivo caratterizzato da una positività generata dal senso di gratitudine: ciò sarebbe confermato dall’aumento significativo delle emozioni positive e della felicità attuale dopo il training.
Nonostante i limiti individuati, lo studio ci permette di affermare che la danza, al pari di altre attività non prettamente incluse nella pratica medica, può essere uno strumento che si aggiunge al vasto armamentario disponibile per far crescere i livelli di benessere di chi deve affrontare un’importante patologia come il cancro.
La gratitudine e la speranza degli studenti di infermieristica durante la pandemia: longitudinal ecological study
Giulia Gemignani, Marina Virgallito, Veronica D’Elia, Roberto Buonincontro, Matteo Fantozzi, Michela Maielli1, Sergio Ardis
Gli studenti di scienze infermieristiche hanno la peculiarità di dover completare un curriculum accademico improntato sulla pratica, per cui a tutte le sensazioni negative condivise con le altre persone si è aggiunta la preoccupazione e l’incertezza per il loro futuro accademico. Inoltre, l’allontanamento dalla realtà del tirocinio ha provocato la frustrazione per non poter essere utili in un momento così particolare. Il presente studio ha indagato i livelli di gratitudine e speranza negli studenti di infermieristica durante il primo ed il secondo lockdown, confrontando i due anni e valutando le correlazioni tra le dimensioni studiate e con v come età, sesso, anno di iscrizione, titolo di studio, regione di residenza, l’essere risultati positivi al covid e l’essere stato sottoposto a vaccinazione. Dall’analisi dei dati è emerso che i livelli di speranza del 2021 erano diminuiti rispetto al 2020, probabilmente a causa dell’incertezza per il futuro dei propri studi e per l’esperienza di un secondo lockdown. La gratitudine non ha subito significative variazioni. È emersa una correlazione positiva tra gratitudine e speranza e tra speranza ed età, in linea con altri studi già presenti in letteratura.
La salute positiva della comunità dell’Oltreserchio
Tommaso Galeazzi, Sergio Ardis
Questo studio ha indagato le dimensioni di salute positiva nella comunità dell’Oltreserchio durante la pandemia da Sars-Cov2. L’Oltreserchio è un insieme di frazioni del comune di Lucca e comprende circa 8000 abitanti; geograficamente è situato a ovest della città di Lucca ed è confinante con i comuni di Pisa, Massarosa e Camaiore. In letteratura sono reperibili pochi studi riguardanti la salute positiva in una ristretta comunità di abitanti; perciò, da qui è nata l’idea del nostro studio cross-sectional con l’obiettivo di valutare le relazioni esistenti tra benessere soggettivo e le sue componenti, resilienza, gratitudine e speranza in questa piccola comunità di abitanti lucchesi durante l’epidemia da Sars-Cov2, che ha colpito tutti gli stati del nostro pianeta e in particolar modo l’Italia. Il campione era composto da 242 soggetti con un’età media di 40,8 anni (DS 15,3); la raccolta dati è stata eseguita attraverso l’utilizzo di un questionario comprendente 6 scale che indagavano la salute positiva del campione. L’età ha ottenuto una correlazione statisticamente significativa con la resilienza (p=0,002) e con i positive affect (p=0,000), mentre con le altre dimensioni di salute positiva non abbiamo ottenuto significatività statistica.
Speranza, gratitudine e resilienza sono risultate correlate in modo statisticamente significativo (p=0,000) con le dimensioni di benessere soggettivo ad eccezione del confronto tra resilienza e negative affect il quale non ha prodotto una correlazione significativa.
Studenti di infermieristica italiani sono meno felici nel secondo anno di pandemia: longitudinal ecological study
Marina Virgallito, Giulia Gemignani, Matteo Fantozzi, Veronica D’Elia, Vanessa Angelini, Michela Maielli, Sergio Ardis
Gli studenti italiani, durante la fase pandemica da covid-19, hanno dovuto affrontare sensazioni negative accomunate a tutto il resto della popolazione mondiale con la speranza che la situazione migliorasse e che si potesse tornare alla vita di sempre. L’impossibilità di non poter frequentare i tirocini inizialmente, e la paura di poter contrarre il virus da covid-19 durante la pratica formativa, possono aver influito negativamente sul benessere e sulla loro salute positiva.
Non ci risultano studi italiani che abbiano misurato e valutato il benessere soggettivo degli studenti durante la pandemia. Per questo motivo è stato opportuno svolgere un’indagine per studiare il fenomeno su un campione di studenti italiani di infermieristica nel primo anno di pandemia.
Per la realizzazione del database utilizzato per questa ricerca, sono stati realizzati due sondaggi che hanno coinvolto il target degli studenti infermieri italiani. Un primo sondaggio è stato effettuato il 29 marzo 2020 e si è concluso il 23 aprile 2020, quindi durante il primo lockdown. Il secondo sondaggio è stato effettuato un anno dopo ed è iniziato il 31 marzo 2021 e si è concluso il 3 giugno 2021.
I risultati ottenuti mostrano il benessere soggettivo degli studenti stabile per molte variabili (benessere emotivo, positive affect, soddisfazione per la vita e soddisfazione per lo studio), i negative affect risultano aumentati e la felicità globale risulta addirittura diminuita.
Il benessere soggettivo degli studenti è risultato basso rispetto la popolazione generale, infatti la rilevazione Istat della soddisfazione per la vita (Istat, 2021) ha mostrato un significativo aumento del punteggio ottenuto dagli italiani, passati da 7 nel 2019 a 7,2 nel 2020.
Gli studenti di infermieristica italiani soffrono quindi una diseguaglianza in termini di benessere e quindi di salute.
Protocollo di valutazione del corso di comunicazione “Le abilità di base della comunicazione tra medico e paziente in presenza e nella televisita”
Sergio Ardis, Valentina Ungaretti, Dario Nieri, Irene Cavasini, Licia Matteucci, Veronica D’Elia, Valentina Gelmi, Alessandra Mazzoni, Gennaro Voccia, Tommaso Bellandi, Francesco Niccolai, Michela Maielli, Carlo Mazzatenta
La USL Toscana Nordovest ha adottato il KCS come modello di formazione per la comunicazione tra paziente e sanitario. Per valutare l’efficacia del corso di comunicazione è stato disegnato uno studio controllato randomizzato sul corso destinato ai medici neoassunti nella USL.
Al campione di medici sarà erogato un corso di formazione a distanza sulla visita in presenza e televisita basando la formazione sul KCS.
Sia i soggetti inclusi nel campione che i controlli sosterranno due simulazioni e compileranno un questionario che comprende due scale di empatia (pre e post training).
Le simulazioni saranno valutate con la KEECCA Versione Italiana adattata alla televisita.
Architetture come macchine di felicità
Simone Ottonello, Enrico Zunino
Si ritiene che la felicità, tanto desiderata, possa essere creata o addirittura indotta. Ad esempio un atteggiamento positivo potrebbe risultare utile per ottenerla, così come il raggiungimento di alcuni obbiettivi o delle buone relazioni con gli altri.
Ogni attività di questo tipo deve necessariamente svolgersi in un luogo, sia esso circondato di muri o dal mare e dal cielo, gli edifici o la natura.
È ormai acclarato che le nostre emozioni dipendano dalle caratteristiche fisiche dei luoghi entro cui facciamo esperienza della nostra esistenza, così che modificando un luogo si possa modificare l’emozione. Creando un luogo bellissimo si può ottenere un’emozione bellissima. Pensando ad un momento di felicità non si può fare a meno di collocarlo in luogo e risulta davvero inconciliabile immaginare un momento felice collocato in un luogo disastrato maleodorante o pericoloso.
Così una buona architettura, o addirittura una bella architettura, sia essa una stanza o una città o un paesaggio possono farci stare bene o addirittura renderci felici. Probabilmente ci regalassero il castello delle favole non potremmo che gioirne, così come sdraiarci in un giardino lussureggiante potrebbe donarci serenità se non anche qualcosa di più. Le dimensioni però non contano, potrebbero renderci felici il nido della nostra piccola casa, così come il profumo di un singolo fiore. E questo fiore deve essere profumato e possibilmente bello, e il piccolo appartamento deve essere accogliente e ben studiato. Gli architetti, come creatori di appartamenti, città o paesaggi, devono essere in grado di creare bellezza, perché è proprio essa la promessa di felicità, in quanto ci strappa dalla contingenza della vita per proiettarci verso le nostre migliori fantasie. Ma cos’è la bellezza? E cos’è la bellezza per ognuno di noi?
EMDR (Eyes Movement Desensitization and Reprocessing): superare i traumi e migliorare le performance per una vita il più possibile felice
Sabrina Bonino, Gabriele Paolino, Patrizia Fratini
La visione dualistica cartesiana mente corpo porta a gravi errori: noi siamo il nostro corpo e la nostra mente in modo inscindibile. In quanto esseri umani apparteniamo ad una specie estremamente resiliente che è riuscita a tornare alla normalità dopo catastrofi varie. Le reazioni che possiamo avere di fronte a ciò che ci spaventa possono essere di attacco, fuga e congelamento, vivendo così in una sorta di eterno presente pericoloso. I traumi psichici possono essere rielaborati con la psicoterapia EMDR, utile anche per rafforzare le risorse e capacità degli individui.
La psicologia positiva e la costruzione di una nuova normalità
Lucia Dema
La pandemia ha dimostrato come il benessere psicologico sia fondamentale nella cura della persona e la psicologia positiva (PP) può fornirci un sostegno. La PP è una scienza dell’esperienza soggettiva che si propone di studiare i fenomeni alla base delle emozioni positive dell’essere umano al fine di migliorare la qualità di vita delle persone (Seligman & Csikszentmihalyi, 2000) dei gruppi e delle istituzioni (Gable & Haidt, 2005). Cerca di promuovere il funzionamento ottimale delle esperienze soggettive (felicità, speranza), dei tratti positivi (perdono, saggezza) e delle virtù civiche (responsabilità, altruismo) (Linley e Joseph, 2004). Si concentra, infine, sulla prevenzione delle psicopatologie attraverso lo sviluppo dei tratti e delle qualità positive. Da qui deriva che gli eventi positivi non arrivano a causa di un fato generoso bensì dal lavoro costante di costruzione del proprio benessere. Spesso sono proprio la capacità di attuare determinati comportamenti, gli stili di coping e il senso di autoefficacia a determinare un successo. L’ottimista realistico, descritto da Seligman (2005) vive le situazioni negative come estemporanee, esclusive, esigue e personali. Viene anche introdotta l’esperienza di flusso che permette di sentirsi completamente assorbiti in un’esperienza sperimentando un piacere tale da poter fornire un punto di riferimento per la nostra vita.(Csikszentmihalyi e LeFevre, 1989).
Oggi quindi sembra essere più funzionale, piuttosto che un atteggiamento di rimpianto verso una perduta normalità, l’accettazione e la costruzione di una nuova normalità in chiave positiva. Anche la comunicazione dei media potrebbe contribuire alla costruzione di processi di identità sociale, basate su un nuovo senso di appartenenza piuttosto che insistere su aspetti negativi che attivano reazioni di negazione ed evitamento.
L’impatto della pandemia da covid 19 sui lavoratori. Una revisione narrativa
Valerio Ciotti
La malattia da covid 19 ha provocato una grave crisi sanitaria ed economica, con ripercussioni in grado di aggravare le condizioni lavorative. L’ansia di ammalarsi, il distanziamento sociale, la sospensione dell’attività produttiva, la paura di perdere il lavoro, il peso fisico dei dispositivi di protezione individuale e l’aumento del carico di lavoro influenzano il benessere fisico, mentale e la produttività dei lavoratori. Questa revisione ha lo scopo di individuare e descrivere gli impatti della pandemia da covid 19 sui lavoratori. È stata effettuata una ricerca bibliografica utilizzando i motori di ricerca “PubMed” e “Google Scholar”, selezionando e includendo gli studi completi gratuiti, che indagavano l’impatto sulla salute psicologica e fisica dei lavoratori. Gli studi hanno individuato tra gli operatori coinvolti in prima linea e nelle popolazioni a rischio, maggiore incidenza di problemi e riduzione della produttività. Risulta pertanto fondamentale l’adozione di alcuni interventi, come l’analisi psicologica e il supporto dei lavoratori a rischio, la riduzione del carico e degli orari di lavoro e l’implementazione di opportune scale di valutazione. La revisione ha inoltre analizzato i vantaggi e gli svantaggi del lavoro a distanza. Dalla ricerca è emerso l’elevato divario tra gli studi condotti sugli operatori sanitari rispetto alle altre tipologie di lavoratori; risultando indispensabili ulteriori studi scientifici a riguardo.
La ricerca di una felicità “ecosistemica” nell’esperienza pandemica adolescenziale
Francesco Bearzi
Strumenti etnografici evidenziano numerosi e notevoli aspetti positivi dell’esperienza pandemica adolescenziale. In particolare, si delinea il ritratto di una generazione Z che, nel travaglio della pandemia, si riconosce più forte, mindful ed “ecosistemicamente consapevole”. Tali dati, rilevanti per la stessa sfida della sostenibilità, vanno valorizzati in una prospettiva transdisciplinare, sfruttandone le potenzialità per la ridefinizione del concetto di felicità e di quelli interconnessi di salute e di benessere. Solamente la convergenza dell’indagine scientifica operante, sulla scorta di differenti statuti epistemologici, in vari ambiti disciplinari (nel presente contributo: pedagogia, psicologia, sociologia, narratologia, linguistica strutturale, filosofia ermeneutica, economia), mediante la sinergia di strumenti di ricerca qualitativi e quantitativi, può consentire di ricostruire generativamente e rigorosamente tali concetti.
L’economia del benessere
Matteo Makowiecki
Dagli inizi del Novecento fino alla pandemia di covid-19, il Prodotto Interno Lordo (PIL) è stato il principale indicatore del benessere economico e del progresso che i governi hanno usato per tenere traccia del loro sviluppo passato e per dirigere quello futuro. Nonostante questo indicatore fosse apertamente una misura della produzione economica e non del benessere, spesso l’aumento del PIL è stato considerato di fatto come un aumento nella qualità della vita.
Negli ultimi anni però questa correlazione è stata sfatata dalla ricerca scientifica e nuovi indici, sia a integrazione del PIL sia sostituti, sono nati con lo scopo di misurare il benessere soggettivo dei cittadini e di confrontarlo tra Paesi e anni diversi.
La recente pandemia che ha colpito tutto il mondo ci ha mostrato che, oggi più che mai, il benessere degli individui si sviluppa diversamente dall’economia nazionale, e che la ripresa dovrà passare per un aumento del benessere insieme a quello dell’economia. In questo studio vedremo quali indicatori misurano il benessere soggettivo e come questi sono stati influenzati dalla pandemia di covid-19.
Lavoro e salute tra benessere e felicità verso nuove coniugazioni organizzative e di comunità per una governance condivisa
Luciano Pilotti
Il dibattito italiano sulle politiche industriali è alla ricerca di ragionevoli concretezze nelle riforme da “iniettare” nel PNRR come via di ricostruzione europea post-pandemica del Recovery Plan risorgono grandi questioni che legano transizione ambientalista e digitale a quella sociale. Tra queste, un fisco globale equo e il grande tema dell’orario di lavoro inestricabilmente connesso ad un welfare da riformare dato l’indebitamento dello Stato Piano dentro un quadro avanzato di CSR e una governance partecipata, condivisa e inclusiva. Sul tema dell’orario di lavoro in un recente report OCSE (2021), si chiariscono i rapporti tra orari di lavoro, produttività e benessere: i paesi con monte ore lavorato più basso sono anche quelli con produttività e PIL procapite più alto e livelli di diseguaglianza minori anche guardando al post-covid stress. Paesi con un welfare “generoso” e con un benessere più elevato e distribuito, consumi mediamente più alti connessi a produttività e salari crescenti, dove le persone hanno un tempo per la cura di sé e della famiglia, per sport e cultura, per formazione o volontariato. Leve di consumo, ma soprattutto di benessere (fisico, cognitivo e psicologico emotivo) che alimentano consapevolezza (mindfulness) e sense making, stimolando creatività e motivazioni positive al lavoro (e alla vita) connesse non tanto a fattori estrinseci (salario) ma intrinseci (o motivazionali). Fattori di crescita della produttività e dell’efficienza via modelli partecipativi e auto-organizzativi, nella responsabilizzazione delle persone sui risultati attraverso engagement e stimolando empowerment mobilitando le emozioni e valorizzandole. Superando in questo modo il Novecento come secolo del conflitto, dei beni materiali e di organizzazioni gerarchiche, per entrare definitivamente nel secolo della collaborazione per l’economia e società della conoscenza nella sostenibilità e responsabilità di organizzazioni “piatte e partecipate”.
Lo sguardo immaginativo nella relazione di cura
Sandra Pierpaoli
Seguendo l’evoluzione delle dinamiche interpersonali all’interno di un setting analitico, possiamo comprendere meglio il ruolo centrale che assume lo sguardo in ogni relazione di cura: dalla concezione classica che considerava il terapeuta come uno schermo neutro, si è passati ad una visione intersoggettiva, in cui entrambi gli interlocutori sono esposti allo sguardo dell’altro. In questa nuova accezione, il tipo di sguardo adottato dal curante e dal paziente sono determinanti per il modo di affrontare il disagio e la malattia. Lo sguardo riproduttivo, monolitico e stigmatizzato, appartiene al corpo monadico e si è andato accentuando durante la crisi pandemica, come conseguenza del distanziamento sociale e del sovraffollamento di informazioni contrastanti. Lo sguardo immaginativo appartiene invece al corpo diadico e chiama in gioco la creatività; non si limita solo all’impiego della vista, ma richiede l’impegno globale della persona, a partire dall’attivazione multisensoriale, fino a comprendere il gioco proiettivo, il gioco drammatico e l’uso della metafora. L’impiego integrato dei linguaggi artistici, coniugato con tecniche psicocorporee, viene utilizzato nella Drammaterapia Integrata, per sollecitare il mondo immaginale e dare vita a percorsi metaforici, mediante il colore, la forma, il suono, il gesto, la parola, la drammatizzazione. In tal modo si può aiutare sia il paziente che il curante a modificare il proprio paesaggio interiore. L’esperienza estetica, infatti ,contribuisce a generare il cambiamento, trasformando il modo di vedere e di rapportarsi all’altro. Per poter essere applicato a un contesto di cura, lo sguardo immaginativo dovrebbe essere educato e coltivato in entrambi gli attori che concorrono alla costruzione della relazione, per permettere al paziente di trasformare il modo di percepire e di affrontare la malattia e al curante di affiancare all’oggettività delle evidenze, la valorizzazione delle risorse.
Narrare con le immagini. Immaginando cartografie estetiche
Giancarlo Chirico
L’uomo è naturalmente aperto al mondo, all’altro e al futuro. Eppure, lo scorso marzo, questa nostra relazionalità si è improvvisamente interrotta, lasciandoci attoniti e sgomenti. La pandemia ha generato un forte scollamento tra le parole che eravamo abituati ad usare e i nuovi, sconosciuti contesti narrativi in cui ci trovavamo a usarle: parole come volto, carezze, distanza, noia, immagine, abbraccio, perdita, sconfitta, felicità, l’altro, portavano con sé significati imprevedibili fino a poco tempo prima. Come provare a elaborare questa drammatica esperienza, riannodando i fili tra noi e le storie che siamo?
Quando la parola è bloccata, possiamo ricorrere alle immagini quali potenti attivatori di storie ed elaborazioni, per provare a cercare un nuovo allineamento tra sentimenti, bisogni ed espressioni, per agire la bellezza e non limitarsi a pensarla. Solo attraverso l’immaginazione creativa e l’elaborazione estetica possiamo immaginare nuove mappe e disegnare rotte lungo le quali continuare a cercare il senso di tutto, anche quando la parola non riesce e la violenza della storia sembra surclassarci.
Dal trauma cranico alla rinascita: Alessandro e la forza di ricostruire la bellezza della vita
Roberto Antenucci, Elena Braghieri, Rossella Raggi, Mauro Leonardo D’Avolio
Questa è la storia di Alessandro, giovane con esiti di grave trauma cranico. È una storia di rinascita, ricca di avvenimenti e di tante persone che hanno accompagnato il suo difficile cammino verso il ritorno alla vita. Tra paure e sconforto, ma anche gioia e serenità. E soprattutto con tanta speranza e con la bellezza di una famiglia sempre presente, motivata, stimolante e attenta ad ogni conquista del figlio.
Perché raccontare questa storia?
Per la giovane età: a 18 anni una vita “spezzata” secondo i canoni comuni della “normalità”; un ragazzo tranquillo, senza vizi, senza una vita “oltre il limite”; un travaglio inevitabile dei familiari non ancora del tutto elaborato (e forse mai lo sarà). E ancora la loro ostinata determinazione, tutt’ora presente, nel ricercare “il meglio possibile” per Alessandro consci comunque del fatto che “non sarà più come prima”
E poi per un legame particolare che si è formato durante e dopo la degenza riabilitativa con Alessandro e la sua famiglia: tutt’ora seguiamo il suo programma di reinserimento nella vita cosiddetta “normale” rappresentando ancora per loro, e ciò per un operatore sanitario è fonte di gratificazione, un punto di riferimento. E c’è ancora tanto da fare...
Scrivere per comprendere. Il premio letterario giuro che non dimentico
Pieralba Chiarlone, Anselmo Madeddu
La pandemia ha definitivamente dimostrato che gli operatori sanitari sono la spina dorsale del sistema sanitario: milioni di loro hanno rischiato la salute svolgendo il proprio lavoro quotidiano e molti hanno pagato prezzi altissimi anche dal punto di vista emotivo e psicologico. Ciò che stiamo vivendo in questi ultimi due anni ha evidenziato drammaticamente quanto sia fondamentale prendersi cura di chi cura ed offrire agli operatori sanitari occasioni di riflessione e di elaborazione della propria esperienza.
Con questo intento l’Ordine dei medici di Siracusa ha indetto un premio letterario “Giuro che non dimentico” rivolto a tutti i medici che, attraverso la scrittura, hanno voluto dare testimonianza, riflettere e trarre insegnamento da quanto sta tuttora accadendo in modo che questa esperienza, professionale e personale, non passi invano.
Il premio “Giuro che non dimentico” enfatizza l’aspetto della scrittura condivisa, ovvero quella dimensione di connessione con la comunità professionale cui i medici scrittori appartengono. La polifonia di voci che emerge dagli scritti consente di cercare e costruire insieme il senso di quanto narrato. La scrittura condivisa potenzia l’aspetto riabilitativo della scrittura: la condivisione con altri crea l’opportunità per chi scrive di elaborare lo stupore del male incarnato e poi sconfitto, per esorcizzare la minaccia del “risorgere del mostro”, e per evitare il permanere di situazioni irrisolte, loop mentali che intrappolano il pensiero senza tregua. I medici scrittori attraverso le loro narrazioni ci consentono di apprendere da punti di vista diversi ciò che tutti quanti abbiamo vissuto e stiamo tuttora attraversando, soprattutto, di valorizzare gli aspetti trasformativi di questa esperienza.
Prevenzione e management delle addiction da videogiochi dalla seconda infanzia alla preadolescenza. Uno studio osservazionale
Giulia Maravalle, Tiziana Traini, Elena Spina
Le tecnologie e i dispositivi associati hanno un potere fortemente attrattivo. Ne sono dimostrazione i videogiochi, di cui le indagini condotte in Italia identificano una fruizione significativa da parte di tutte le fasce di età, compreso bambini e adolescenti. La possibilità di dipendenza da videogiochi è stata riconosciuta nella sfera dell’Internet Gaming Disorder (WHO, 2018) ed è correlata a fattori sia individuali che ambientali (Griffiths, 2009). L’attenzione della presente survey è posta ai fattori di rischio nei bambini tra gli 8 e 10 anni e nei ragazzi tra gli 11 e 14 anni. Si considerano il tempo di utilizzo dei videogiochi e l’influenza di un ambiente di vita poco stimolante sul gioco individualizzato e al chiuso. Il campione è suddiviso in due cluster in base alle fasce di età ed è composto da 353 soggetti reclutati in una scuola elementare e secondaria di primo grado. Il quartiere di riferimento è quello di Monticelli (Ascoli Piceno) incluso come possibile fattore favorente l’uso dei videogiochi e la tendenza all’isolamento, in quanto limitato nell’offerta di occasioni di svago all’aperto. Bambini e ragazzi mostrano un considerevole gradimento per i videogiochi, specialmente i maschi delle fasce di età prese in esame. Rimane l’interesse per i giochi di squadra all’aperto da parte dei bambini. Probabilmente più i ragazzi crescono e più diminuisce il coinvolgimento ludico tradizionale. Le rilevazioni complessive non indicano fattori di rischio preoccupanti per il contesto esaminato, ma necessitano di monitoraggio e prevenzione al fine di evitare lo sviluppo di addiction.
La felicità dell’adozione internazionale. Il ruolo del servizio sociale
Fabiana Padula, Raffaele Ponticelli
In Italia molte coppie decidono di propendere verso l’adozione internazionale per ricercare la felicità familiare e, soprattutto, per dare la possibilità a un minore, di tornare ad essere felice.
Nel seguente lavoro, attraverso riferimenti normativi e teorici, si intende approfondire l'iter adottivo internazionale in ogni sua singola fase. Approfondimento che parte proprio dalla normativa, sino ad arrivare ai compiti ed alle teorie tecniche e pratiche messe in atto degli operatori dei servizi sociali territoriali e sanitari, con la supervisione del tribunale per i minorenni.
L’infermiere e la promozione della salute a scuola: indagine sugli stili di vita
Tommaso Galeazzi, Catia Anelli
La promozione della salute è il processo che consente alle persone di esercitare un maggior controllo sulla propria salute e di migliorarla (WHO, 1986). Questa definizione include anche percorsi finalizzati a modificare le condizioni sociali, ambientali ed economiche, in modo da attenuare il loro impatto sulla salute del singolo e della collettività. La promozione della salute rappresenta inoltre l’insieme delle attività intraprese per migliorare e salvaguardare la salute di tutti nella comunità e richiede, pertanto, la partecipazione di diversi attori e istituzioni, a partire dalla scuola quale setting specifico.
È stato arruolato un campione di studenti delle scuole secondarie di secondo grado, a cui è stato somministrato un primo questionario sui principali temi che riguardano la saluta. Dopodiché è stato fatto un intervento di informazione e promozione delle principali evidenze scientifiche dei temi trattati nel questionario, ed infine è stata eseguita una seconda somministrazione del questionario. Infine è stata eseguita una Valutazione dei risultati ottenuti.
Il campione ha dimostrato scarse conoscenze negli argomenti alimentazione e blsd, medie conoscenze negli argomenti attività fisica, malattie sessualmente trasmesse e fumo, infine buone conoscenze nell’argomento alcol.
Dopo i programmi di interventi condotti si nota un sostanziale miglioramento delle conoscenze degli argomenti trattati. Questo studio aumenta notevolmente la comprensione di programmi rivolti alla promozione della salute, evidenze scientifiche e stili di vita sani condotti da infermieri nelle scuole.
Di seguito pubblichiamo titolo e autori dei contributi presentati per solo abstract:
Prospettive di salute pubblica per il Ventunesimo secolo
Erio Ziglio
Fibromialgia e resilienza: un’evidente diseguaglianza nei livelli di salute positiva
Michelangelo Bacci, Sergio Ardis, Marcello Pacitti, Giulia Gemignani, Matteo Makowiecki, Matteo Fantozzi, Valerio Ciotti, Lucia Dema, Nicola D’Anza, Valentina Ungaretti
Cosa influenza realmente la salute e il benessere?
Sabrina Bonino, Gabriele Paolino, Patrizia Fratini
Il linguaggio della lontananza forzata. La parola di cura ai tempi di Covid-19
Rosaria Pandolfi, Pasquale Fallace
Promozione della salute e potenziamento delle competenze comunicative e relazionali degli operatori sanitari
Pasquale Fallace, Rosaria Pandolfi
Finestra Rosa – Ospedale Evangelico Internazionale di Genova (OEI): accoglienza e sostegno alla vittima ad indirizzo alla via di uscita al fenomeno violenza, maltrattamento, abuso in pandemia
Marinella Fulgheri, Alessio Parodi, Barbara Oliveri Caviglia
Progetto di medicina narrativa e scrittura autobiografica al Museo di Arte Moderna L. Bailo e Pinacoteca Santa Caterina di Treviso
Sabina Ferro
La medicina narrativa per contrastare l’obesità in età evolutiva
Rita Tanas, Vita Cupertino, Cinzia De Rossi, Sergio Bernasconi, Giovanni Corsello
Attraversando la pandemia in formazione: il benessere e la cura con la medicina narrativa
Danila Zuffetti, Sabina Ferro, Marisa Del Ben, Alessandra Schieppati
Tradizione e modernità del dibattito intorno alla dimensione giuridica dei concetti di felicità e salute
Nicola D’Anza