Matteo Rubbini, nato tra le nebbie della provincia ferrarese, a sei anni inizia la lettura dei piccoli volumi del Battello a Vapore, tramutatisi poi, col trascorrere del tempo, nei volumi di Hemingway, Bukowsky, Tolkien, Bassani e nelle poesie di Eugenio Montale. Fin dai primi passi inizia a trascorrere molto tempo nel negozio dei nonni materni, maturando un profondo senso di attaccamento per quel luogo prossimo alla mitizzazione: è qui infatti che passa il tempo a leggere e a osservare le persone che entrano ed escono. Unita alla passione per questo luogo c'è l'amore per la campagna, i piccoli borghi e il mutare delle stagioni. Inizia precocemente a interessarsi alla scrittura attiva, facendo pratica con poesie e racconti. Affiancate alle lettura e alla composizione, trovano posto le canzoni di Guccini e De Andrè che fanno da colonna sonora alla sua formazione.
A te
Nonostante il foglio bianco
non ho nulla da dire,
io che mi vantavo con te
di saper tessere trame,
dopo il tuo incontro
non mi sono rimaste
più parole,
mentre la penna semina
inchiostro nero
su una distesa vuota
com’ero io prima di noi,
nella mente balenano foto di noi,
le scatto su ogni tuo volto,
per poterle tenere dentro,
sfiorarle, baciarle,
insieme alla solitudine
compagna fissa del mio
vecchio cuore
momenti troppo intensi
per poterli scrivere
su questo foglio
bianco
adesso
bianco
sempre
confessore deluso dei miei pensieri.