Ivan Sergeevič Turgenev (1818-1883) divenne celebre con Bozzetti di un cacciatore note anche con il titolo di Memorie di un cacciatore. Basato sulle osservazioni fatte dallo stesso autore durante le battute di caccia agli uccelli ed alle lepri nella tenuta materna di Spasskoye, l'opera fu pubblicata in forma unitaria nel 1852. La sua opera successiva fu Un nido di nobili nel 1859, seguito, l'anno successivo, da All'epoca (sottinteso: "della riforma"), un racconto che contiene uno dei suoi personaggi femminili meglio riusciti, Elena. Questo racconto, con il personaggio del rivoluzionario bulgaro Dmitri, dovette apparire molto anticonformista e politicamente eccitante ai lettori contemporanei. Questi due romanzi, uniti al primo (Rudin, del 1857), prendono di mira "l'uomo superfluo", come l'autore lo definì, cioè l'idealista buono solo a parole ma nella pratica debole e inetto. È del 1862 Padri e figli, il capolavoro di Turgenev, romanzo costruito in modo esemplare, in cui l'autore descrive in modo estremamente efficace il primo diffondersi delle idee rivoluzionarie in Russia. Il personaggio principale del romanzo, Bazarov, è considerato da molti come una delle creazioni meglio riuscite della novellistica dell'ottocento, anche se i critici russi contemporanei non apprezzarono Padri e figli come avrebbe meritato. In particolare le aspre critiche, specialmente da parte dei giovani radicali, delusero profondamente Turgenev, al punto che negli anni immediatamente successivi alla pubblicazione la sua attività si ridusse al minimo. Gli ultimi romanzi di Turgenev, con la loro lingua antiquata e la loro pomposità, sono considerati inferiori alle sue opere precedenti. Fumo fu pubblicato nel 1867 e il suo ultimo lavoro di una certa lunghezza, Terra vergine, fu pubblicato nel 1877. A parte queste sue opere più lunghe, ne furono composte molte più brevi, alcune di grande bellezza e piene di una sottile analisi psicologica, come Acque di primavera, Primo amore, Asja e altri.
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Era la primavera dell'anno 1868 e batteva appena il mezzogiorno. Nella via degli Ufficiali, a Pietroburgo, arrampicavasi su per una buia e sudicia scaletta d'una casa a cinque piani un uomo sui ventisette anni, sciattato e povero in arnese. Con uno strofinìo pesante delle ciabatte, dondolando sfiaccolato il corpo massiccio e goffo, arrivò questo uomo finalmente in cima alla scaletta, si fermò davanti a una porta sgangherata e socchiusa, e senza darsi il fastidio di suonare il campanello, andò oltre, sbuffando come un mantice, e si trovò in una piccola e scura anticamera.
- È in casa Nejdanow? - gridò con voce alta e baritonale.
- No, ci sono io invece, - suonò dalla camera contigua una voce femminile, non però meno burbera.
- Chi? Masciùrina? - domandò il nuovo venuto.
- In petto e in persona. E voi chi siete? forse Ostrodumow?
- Pimen Ostrodumow, - rispose l'altro, mentre si andava cavando le caloscie. Poi, sospesa ad un chiodo la vecchia mantellina che aveva indosso, entrò nella camera donde la voce femminile era venuta.
Era una camera bassa, sudicia, dalle pareti tinte di verdognolo, rischiarata a mala pena da due finestrette polverose. Per tutta mobilia, non c'era che un lettuccio di ferro in un cantuccio, una tavola nel mezzo, poche seggiole spaiate e una scansia carica di libri. Sedeva accanto alla tavola una donna sulla trentina, dai capelli arruffati, vestita di lana nera. Fumava tranquillamente una sigaretta. Vedendo entrare Ostrodumow, non aprì bocca, contentandosi di porgergli una mano grossolana e rossa. Quegli, anche in silenzio, la strinse. Poi, lasciatosi cadere sopra una seggiola, cavò di tasca un mezzo sigaro, e lo accese al fuoco che Masciùrina gli offriva. Nè una parola, nè uno sguardo. L'uno e l'altra si dettero a spingere nugoli di fumo azzurriccio nell'aria grigia e già abbastanza affumicata della camera. Benchè al viso non si somigliassero, aveano i due fumatori non so che di comune. Figure ruvide e sciamannate; grosse labbra, grossi denti, grossi nasi: Ostrodumow, per giunta, era butterato: l'una e l'altro però portavano una loro impronta di onestà, di laboriosità, di proposito.