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Gabriele D'Annunzio, Giovanni Episcopo

10/30/2013

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Giovanni Episcopo è un impiegato che conduce una vita mediocre e cerca di svagarsi coi suoi colleghi cenando tutte le sere nella medesima pensione. Lì conosce una cameriera giovane e piacente, Ginevra, di cui si invaghisce e che poi sposerà. Giulio Wanzer, di cui Episcopo subiva il fascino in quanto persona risoluta e aggressiva, aveva sottratto dei soldi dalla Tesoreria ed era scappato in Argentina. Ginevra comincia a mutare carattere e diventa più crudele. Per i problemi familiari, egli trascurerà i suoi doveri in ufficio e, dopo qualche ammonizione, verrà licenziato. Egli, così, inizierà ad affogare le sue frustrazioni nel vino, ed una sera, quando il suo vecchio amico Wanzer busserà alla porta e si installerà in casa sua, succube della sua personalità, non riuscirà a muovere un dito. La misura sarà colma solo quando Wanzer alzerà le mani sulla moglie e sul figlio: Giovanni prenderà un coltello dalla cucina e ucciderà l'intruso.
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Dunque, voi volete sapere... Che cosa volete sapere, signore? Che cosa vi debbo dire? Che cosa? - Ah, tutto! - Bisognerà dunque che io vi racconti tutto, fin dal principio.
Tutto, fin dal principio! Come farò? Io non so più nulla; non mi ricordo più di nulla, veramente. Come farò, signore? Come farò?
Oh Dio! Ecco... - Aspettate, vi prego, aspettate. Abbiate pazienza. Abbiate un poco di pazienza; perché io non so parlare. Se pure mi ricorderò di qualche cosa, non ve la saprò raccontare. Quando ero tra gli uomini, ero taciturno. Ero taciturno, anche dopo che avevo bevuto: sempre.
No, non sempre. Con lui, parlavo; soltanto con lui. Certe sere d'estate, fuori di porta, o nelle piazze, nei giardini publici... Metteva il suo braccio sotto il mio, quel povero braccio scarno, così esile che quasi non lo sentivo. E andavamo insieme, ragionando.
Undici anni - pensate, signore - aveva soli undici anni; e ragionava come un uomo, era triste come un uomo. Pareva che sapesse già tutta la vita, che soffrisse tutte le sofferenze. La sua bocca conosceva già le parole amare, quelle che fanno tanto male e che non si dimenticano!
Chi dimentica qualche cosa? Chi?
Io vi dicevo: non so più nulla, non mi ricordo più nulla... Oh, non è vero.
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