Metà del Seicento: Inghilterra e Francia combattono contro la potenza degli spagnoli e iniziano ad inviare navi corsare in scorribanda per l'Oceano per combattere quelle nemiche e danneggiare così il commercio delle loro colonie e nel 1625 due navi, con a bordo i primi corsari, gettano l'ancora davanti all'isola di San Cristoforo e vi si stabiliscono. Ma una nave spagnola distrugge dopo cinque anni la loro base e i pochi che riescono a sopravvivere trovano un rifugio all'isola della Tortuga facendone la base di partenza per tutte le loro spedizioni.
Gli abitanti di Santo Domingo però, vedendo che il loro commercio è in pericolo, dopo un attacco riescono a sconfiggerli e ad allontanarli. Un giorno però, i bucanieri e i filibustieri riescono a far ritorno all'isola. Arriva intanto alla Tortuga un nobile italiano circondato dal mistero, un certo Emilio signore di Ventimiglia, Valpenta e Roccabruna. Durante un assedio in Europa, durante la guerra fra Francia e Spagna, gli spagnoli tagliata la ritirata comprano un duca fiammingo, Van Guld, ordinandogli di tradire i superstiti italo-francesi rifugiatisi in una rocca. Riesce nel suo malvagio piano, ma uccide il fratello maggiore di Emilio, che, dopo essersi miracolosamente salvato dalla carneficina degli Spagnoli, per vendicarsi lo insegue nei Caraibi dove lui e i suoi due fratelli diventano il Corsaro Nero, Rosso e Verde...
Gli abitanti di Santo Domingo però, vedendo che il loro commercio è in pericolo, dopo un attacco riescono a sconfiggerli e ad allontanarli. Un giorno però, i bucanieri e i filibustieri riescono a far ritorno all'isola. Arriva intanto alla Tortuga un nobile italiano circondato dal mistero, un certo Emilio signore di Ventimiglia, Valpenta e Roccabruna. Durante un assedio in Europa, durante la guerra fra Francia e Spagna, gli spagnoli tagliata la ritirata comprano un duca fiammingo, Van Guld, ordinandogli di tradire i superstiti italo-francesi rifugiatisi in una rocca. Riesce nel suo malvagio piano, ma uccide il fratello maggiore di Emilio, che, dopo essersi miracolosamente salvato dalla carneficina degli Spagnoli, per vendicarsi lo insegue nei Caraibi dove lui e i suoi due fratelli diventano il Corsaro Nero, Rosso e Verde...
Una voce robusta, che aveva una specie di vibrazione metallica, s'alzò dal mare ed echeggiò fra le tenebre, lanciando queste parole minacciose:
- Uomini del canotto! Alt! o vi mando a picco!...
La piccola imbarcazione, montata da due soli uomini, che avanzava faticosamente sui flutti color inchiostro, fuggendo l'alta sponda che si delineava confusamente sulla linea dell'orizzonte, come se da quella parte temesse un grave pericolo, s'era bruscamente arrestata.
I due marinai, ritirati rapidamente i remi, si erano alzati d'un sol colpo, guardando con inquietudine dinanzi a loro, e fissando gli sguardi su di una grande ombra, che pareva fosse improvvisamente emersa dai flutti.
Erano entrambi sulla quarantina, ma dai lineamenti energici e angolosi, resi piú arditi dalle barbe folte, irte, e che forse mai avevano conosciuto l'uso del pettine e della spazzola.
Due ampi cappelli di feltro, in piú parti bucherellati e con le tese sbrindellate, coprivano le loro teste; camicie di flanella lacerate e scolorite, e prive di maniche, riparavano malamente i loro robusti petti, stretti alla cintura da fasce rosse, del pari ridotte in stato miserando, ma sostenenti un paio di grosse e pesanti pistole che si usavano verso la fine del sedicesimo secolo. Anche i loro corti calzoni erano laceri, e le gambe ed i piedi, privi di scarpe, erano imbrattati di fango nerastro.
Emilio Salgari (Verona, 1862 - Val San Martino, 1911) fu un popolare scrittore di romanzi d'avventura, considerato anche uno dei pionieri della narrativa fantascientifica italiana. Deve la sua popolarità ad una impressionante produzione romanzesca, con ottanta opere distinte in vari cicli avventurosi, con l'invenzione di personaggi come Sandokan, Yanez de Gomera e il Corsaro Nero. Il Corsaro Nero fu il primo di una serie di cinque romanzi collettivamente noti col titolo I corsari delle Antille, e avente come protagonista il personaggio del Corsaro Nero (Emilio di Roccabruna, Signore di Ventimiglia, La regina dei Caraibi) o suoi parenti stretti.
Oltre a questi romanzi, però, Emilio Salgari ha scritto e pubblicato un gran numero di storie e avventure “singole” (la sezione quantitativamente più cospicua della molteplice produzione salgariana, quasi sessanta titoli), le cui trame spaziano su tutte le latitudini e le longitudini del mondo. Pur non costituendo un vero e proprio “ciclo”, i cosiddetti “romanzi d’Africa” (molto numerosi e, in alcuni casi, anche particolarmente rilevanti) vengono comunque considerati un gruppo di fondamentale importanza, e per qualità e per quantità, della produzione narrativa di Emilio Salgari. Non è forse inutile ricordare che tre di essi, e cioè La favorita del Mahdi (Milano, Guigoni, 1887), I predoni del Sahara (Genova, Donath, 1903) e Sull’Atlante (Firenze, Bemporad, 1907) furono pubblicati da Mario Spagnol (uno dei precursori, se non il vero e proprio pioniere della filologia salgariana in Italia) nel 1973 in una magnifica (ed oggi pressoché introvabile) edizione commentata in tre volumi, col sopratitolo complessivo, appunto, de I romanzi d’Africa.
Oltre a questi romanzi, però, Emilio Salgari ha scritto e pubblicato un gran numero di storie e avventure “singole” (la sezione quantitativamente più cospicua della molteplice produzione salgariana, quasi sessanta titoli), le cui trame spaziano su tutte le latitudini e le longitudini del mondo. Pur non costituendo un vero e proprio “ciclo”, i cosiddetti “romanzi d’Africa” (molto numerosi e, in alcuni casi, anche particolarmente rilevanti) vengono comunque considerati un gruppo di fondamentale importanza, e per qualità e per quantità, della produzione narrativa di Emilio Salgari. Non è forse inutile ricordare che tre di essi, e cioè La favorita del Mahdi (Milano, Guigoni, 1887), I predoni del Sahara (Genova, Donath, 1903) e Sull’Atlante (Firenze, Bemporad, 1907) furono pubblicati da Mario Spagnol (uno dei precursori, se non il vero e proprio pioniere della filologia salgariana in Italia) nel 1973 in una magnifica (ed oggi pressoché introvabile) edizione commentata in tre volumi, col sopratitolo complessivo, appunto, de I romanzi d’Africa.