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Il colloquio clinico - Numero II, 2024

1/17/2024

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Questo numero contiene:

Studi empirici e review narrative – editoriale - di Sergio Ardis



Empatia, gratitudine e speranza negli studenti italiani di infermieristica durante il secondo lockdown: studio cross-sectional - Sergio Ardis et al.
Lo studio cross-sectional è stato realizzato per misurare empatia, gratitudine e speranza negli studenti di infermieristica durante la pandemia. Per realizzare lo studio sono state utilizzate scale validate in lingua italiana. I punteggi di empatia misurati con due diverse scale sono risultati significativamente maggiori nelle femmine rispetto ai maschi. Tutte le dimensioni studiate sono risultate correlate. In particolare, l’empatia misurata con due scale ha mostrato correlazioni più forti con la gratitudine e meno forti con la speranza.

Comunicare la diagnosi post-natale di sindrome di Down: studio delle narrazioni del parto di neonati con trisomia 21 - Patrizia Monaco et al.
Lo scopo dello studio era la conoscenza della modalità di comunicazione utilizzata dai sanitari per comunicare ai genitori la nascita di un neonato con sindrome di Down e valutare gli effetti della notizia sui vissuti dei familiari. Per raggiungere lo scopo è stato utilizzato un disegno di indagine qualitativa fenomenologia basata sul metodo Giorgi per l’analisi. Le aree tematiche estrapolate sono “comunicazione appropriata” e “comunicazione inappropriata” per quanto riguarda la comunicazione della diagnosi, mentre per i vissuti cognitivi ed emotivi dei genitori “smarrimento e shock”, “separazione e solitudine”, “angoscia e paura”, “tristezza”, “speranza”, “risposta resiliente”. Lo studio fornisce un repertorio di conoscenza per medici, le ostetriche e tutti i sanitari che devono fornire la diagnosi post-partum di sindrome di Down. Al contempo lo studio può facilitare ogni comunicazione di disabilità cognitiva diagnosticata alla nascita.
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La relazione di cura del paziente affetto da cardiomiopatia: uno studio di medicina narrativa - Elisa Magni et al.
Lo scopo generale di questo elaborato è stato quello di esplorare e comprendere la complessità dell’incontro tra il medico e il paziente con cardiomiopatia attraverso l’approccio della medicina narrativa illustrando il progetto di ricerca MN-CaRe. I colloqui tra medico e paziente sono stati audioregistrati, trascritti fedelmente e analizzati attraverso categorie di analisi stabilite dal gruppo di ricerca. I dati sono stati poi codificati all’interno di un foglio elettronico del software di analisi dati SPSS e analizzati tramite i test t di Student e correlazioni bivariate e parziali. Dall’analisi emerge come all’interno della consultazione la tendenza del medico sia quella di parlare significativamente di più e di porre più domande specifiche, mirate a ottenere una risposta “si o no”. Il paziente tende invece a rispondere in modo aperto anche quando il medico pone domande chiuse. Durante le visite di follow-up emerge all’interno del colloquio un aumento della partecipazione del paziente, il quale parla di più e pone più domande. In conclusione la medicina narrativa può essere un approccio utile in grado di cogliere, esplorare e interpretare il bisogno del paziente di raccontare all’interno della relazione con il medico, sottolineando come la comunicazione medico-paziente non possa limitarsi solo alla raccolta di informazioni per costruire l’anamnesi e formulare la diagnosi.

Buona comunicazione e spiritualità nella cura- Guido Miccinesi
Una buona comunicazione in medicina, cioè una comunicazione che sia efficace nell’allineare le aspettative dei soggetti coinvolti e quindi facilitare lo svolgersi della cura, diventa anche fondamento di una ulteriore integrazione possibile della relazione terapeutica. Si tratta della integrazione della spiritualità nella cura. L’evasività del termine oggi è stata ricondotta, attraverso la convergenza di una imponente mole di lavori scientifici e di consensus, alle fondamentali dimensioni del senso e della comunione universale. Entro questa cornice, in questo articolo si indica la compassion, cioè la motivazione compassionevole che ci dà il coraggio di affrontare la nostra realtà di essere uomini emersi dal processo evolutivo, quindi fragili-difettosi-limitati, e ci spinge ad aiutare chi di noi è più in difficoltà, come la principale via di accesso sia per cogliere la dimensione spirituale nella cura che per organizzare interventi di supporto per i malati e di formazione per gli operatori. Si indica poi come l’attenzione alla empatia piena (sia cognitiva che affettiva), alla dignità che si trasmette (o non si trasmette) con i gesti di cura, e ai valori personali permette una buona espressione della spiritualità nella cura. L’integrazione di questa dimensione nella cura chiede inoltre uno specifico riferimento a linee guida, oggi ampiamente esistenti, e a percorsi formativi che amplifichino la capacità di leggere i bisogni spirituali. Infine, secondo alcuni chiederebbe anche la formulazione di una diagnosi spirituale, ma su questo si esprime un dissenso e una soluzione alternativa.

Ethos umanitario e comunicazione non verbale in sanità - Massimiliano Marinelli
L’articolo si fonda su una premessa: il rapporto tra curante e curato deve essere orientato verso la persona. Si tratta di un rapporto che trascende la semplice interazione tecnica o procedurale per diventare un vero e proprio incontro tra esseri umani, arricchito dalle rispettive complessità, storie e vulnerabilità. Da questa concezione, che colloca la persona al cuore del sistema delle cure emerge e si evolve l’argomentazione principale dell’articolo. La relazione terapeutica, intesa in questo modo, si configura come l’ambiente in cui trovano forma e significato non solo gli interventi medici ma anche la modalità con cui vengono comunicati. Sulla base di questa premessa, si articola la tesi centrale: l’ethos umanitario non è un ornamento etico della pratica clinica, ma rappresenta una componente determinante per una comunicazione efficace in ambito sanitario, soprattutto in quella non verbale, al pari delle competenze tecniche e degli standard di comportamento. L’ethos, che si radica in un autentico interesse per l’altro e in una profonda empatia, guida sia il “come” sia il “perché” comunichiamo con i pazienti. Esso costituisce una condizione essenziale per una comunicazione che sia realmente centrata sul paziente, offrendo al professionista sanitario un linguaggio non verbale genuino e curativo che può rivelarsi cruciale nell’efficacia del dialogo. Di conseguenza, la formazione dei professionisti della salute dovrebbe includere, oltre allo sviluppo di abilità comunicative, la riscoperta e la coltivazione dell’ethos umanitario. L’affermazione di questa ipotesi comporta conseguenze rilevanti per la formazione dei professionisti della salute. I programmi formativi, tradizionalmente concentrati sull’acquisizione di abilità comunicative tecniche e sui protocolli di interazione con il paziente, dovrebbero integrare in modo sostanziale la dimensione etica e motivazionale che sottende ogni atto comunicativo in contesto sanitario. Non si tratta soltanto di insegnare ai medici cosa dire o come dire, ma anche di formare il loro carattere professionale in modo che la comunicazione emerga come espressione genuina di un ethos umanitario. 

Il colloquio in terapia del dolore - Stefano Maiorano et al.
Il dolore cronico rappresenta un problema di salute pubblica rilevante. In questo articolo sarà riassunta la realtà dei servizi ambulatoriali di terapia del dolore in Italia ed illustrato come una relazione improntata sulla persona all’interno del colloquio clinico possa migliorare il servizio offerto dai centri algologici. La legge 38/2010 , stabilisce il diritto all’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore ma i rapporti al parlamento dimostrano un’applicazione ancora incompleta sul territorio nazionale. Le carenze di risorse e di personale non permettono di offrire sempre delle cure ottimali. Nuove evidenze scientifiche permettono di dimostrare come l’empatia possa essere appresa e sviluppata. Difendere e coltivare la relazione di cura, strutturando un approccio empatico da parte dei sanitari, permette di centrare la cura sui pazienti, migliorando gli outcome. 

I familiari e la terapia intensiva: migliorare un ambiente ostile - Giovan Battista Previti et Al.
​La terapia intensiva è un particolare reparto dove vengono ricoverati pazienti in gravissime condizioni di salute: le funzioni vitali sono compromesse a tal punto da essere necessarie svariate terapie, sofisticati macchinari e cure continue da parte dei sanitari per garantirne la sopravvivenza. Un reparto del genere espone, inevitabilmente, ad alti livelli di stress ed è definibile come un ambiente ostile sia per il paziente sia per sanitari e familiari. Come riportato da numerosi dati di letteratura, i primi sono a rischio di sviluppare problematiche psicologiche a lungo termine; i secondi riconoscono nell’ambiente lavorativo un’atmosfera ostile sotto molteplici aspetti; infine i familiari vivono l’esperienza della terapia intensiva come qualcosa di fortemente spaventoso e stressante. Nell’ottica di incrementare la qualità e la sicurezza nell’assistenza sanitaria, si parla da anni delle cure centrate sul paziente. Tale approccio, ormai consolidato, è supportato da diverse evidenze e, tra le altre cose, prevede il coinvolgimento dei parenti nel processo di cura. Pertanto, i familiari e il loro punto di vista sono da ritenersi fondamentali. Da osservazioni ormai ventennali, sono emersi i bisogni dei familiari in terapia intensiva. Risaltano molti temi come la necessità di condivisione delle informazioni e di un colloquio strutturato, il bisogno di rassicurazione e supporto emotivo; inoltre i familiari richiedono maggiore coinvolgimento nel processo di cura e flessibilità nell’accesso in terapia intensiva, come anche rispetto dei valori sociali e culturali nei confronti del loro parente. In un setting ad alto livello di stress in cui la comunicazione strutturata ed efficace deve essere garantita, riteniamo che il modello di comunicazione da noi usato, il Kalamazoo Consensus Statement Communication Checklist, sia appropriato e che ben si adatti alle esigenze di sanitari e familiari.

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Rivista cartacea

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Il colloquio clinico - Numero I, 2023

9/24/2023

 
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Questo numero contiene:

Una rivista italiana per dare spazio a chi si occupa di comunicazione – editoriale  – Sergio Ardis

La medicina narrativa in Italia – editoriale – Stefania Polvani

L’empatia dei volontari del trasporto sanitario e degli operatori del Servizio Sanitario in Toscana: differenze in uno studio cross-sectional - Sergio Ardis et al.
L’empatia è un comportamento di fondamentale importanza per il sanitario, mentre poco si sa sugli effetti sui volontari e in particolare sui volontari del trasporto sanitario. Obiettivo di questa ricerca è il confronto dei livelli di empatia dei sanitari e dei volontari toscani. Lo studio è stato condotto utilizzando un disegno cross-sectional (Levin, 2006) realizzato con due survey, la prima per il personale sanitario nel 2021 e la seconda per i volontari del trasporto sanitario nel 2022. Entrambe le survey sono state condotte dall’Osservatorio Nazionale del Benessere Soggettivo del Gruppo Italiano Felicità e Salute Positiva. Per la valutazione dell’empatia sono state utilizzate il Toronto Empathy Questionnaire (TEQ) e la Balanced Emotional Empathy Scale (BEES) versione italiana. Gli operatori sanitari inclusi nello studio erano 400, mentre i volontari che hanno aderito allo studio erano 242. Non si sono evidenziate differenze tra volontari e sanitari nei punteggi di empatia misurati con il TEQ, mentre con la BEES i punteggi sono risultati significativamente più alti nei sanitari. È presumibile che la preparazione professionale dei sanitari e i corsi di comunicazione, che alcuni sanitari seguono volontariamente al di fuori della formazione curriculare, contribuiscono a determinare il risultato ottenuto.

Apprendimento dell’empatia mediante un training basato sul Kalamazoo Consensus Statement nella formazione a distanza orientata al colloquio clinico in presenza e in telemedicina. Trial randomizzato controllato  – Sergio Ardis et al.
L’obiettivo dello studio era la valutazione dell’effetto sui livelli di empatia del corso di comunicazione basato sul Kalamazoo Consensus Statement per la visita e la televisita erogato in formazione a distanza ai medici neoassunti nella ASL Toscana Nordovest. Il disegno sperimentale scelto è stato il trial controllato randomizzato. La popolazione studiata era rappresentata dai medici neoassunti di età compresa tra 31 e 42 anni. Per la misurazione dell’empatia sono state utilizzati il Toronto Empathy Questionnaire (TEQ) e la Balanced Emotional Empathy Scale (BEES). Il gruppo di medici che ha ricevuto il training è risultato costituito da 72 medici mentre il gruppo di controllo contava 57 medici. I risultati dello studio hanno mostrato un aumento di empatia nei soggetti che hanno fatto il corso, mentre non hanno mostrato aumento nel gruppo di controllo. Lo studio ha evidenziato differenze di genere in linea con la letteratura disponibile.

La formazione dei tecnici sanitari di radiologia medica basata sul Kalamazoo Consensus Statement: una checklist adattata  – Lorenzo Antonelli et al.
Lo studio aveva lo scopo di adattare la versione italiana della Kalamazoo essential elements communication checklist (KEECCA) al colloquio clinico per tecnici sanitari di radiologia medica (TSRM). L’adattamento ha coinvolto sia docenti senior di comunicazione sia TSRM esperti. Lo strumento prodotto è stato utilizzato nella didattica con buoni risultati.

La comunicazione e la relazione con il paziente in odontoiatria: la medicina narrativa e il Modello Kalamazoo – Valentina Ungaretti, Mario Cerati
La buona comunicazione non è fine a sé stessa ma è quella che pone al centro la relazione con il paziente e i suoi vissuti di malattia, perché solo attraverso l’attenzione verso quello che porta il paziente è possibile la costruzione congiunta del percorso di diagnosi e cura. In odontoiatria il modello paternalistico è quello prevalente (Vergnes, 2015) e gli odontoiatri apprendono questa modalità di relazione sul campo durante gli anni di tirocinio universitario; per l’odontoiatria, infatti, in Italia non è prevista nel sistema universitario e nelle scuole di specializzazione una formazione obbligatoria e sistematica in comunicazione con il paziente e quindi quello che risulta è un apprendimento per “modelling”, ovvero per imitazione. Fra i vari modelli di comunicazione, il modello Kalamazoo (KCS) è stato applicato alla pratica odontoiatrica ed è risultato efficace per l’insegnamento delle abilità comunicative e ha ottenuto un alto tasso di gradimento negli studenti rispetto ad altri interventi di formazione in comunicazione (White, 2008). La Società Italiana di Medicina Narrativa (SIMeN) e la Kalamazoo Consensus Statement Italia (KCSI) vogliono promuovere la centralità del paziente, la condivisione del percorso di cura e l’umanizzazione della cura e vogliono favorire anche nell’ambito odontoiatrico questo tipo di approccio; lo scopo è di diffondere l’applicazione del KCS nel colloquio clinico odontoiatrico.

Cura e narrazione: Il male oscuro di Giuseppe Berto  – Francesca Marchinu, Giuseppe Carrara
Attraverso la scrittura, si riesce a raccontare meglio che con la voce le emozioni e questo può aiutare sia il medico sia il paziente a curare e curarsi, conoscere e conoscersi. Nell’opera «Medicina narrativa. Onorare le storie dei pazienti», Rita Charon porta all’interno della medicina metodi utilizzati in critica letteraria: ella, infatti, ritiene che gli stessi metodi narrativi usati per analizzare un testo letterario possano essere adoperati dal medico per una più corretta diagnosi della malattia. In questo percorso si analizzerà il romanzo Il male oscuro di Giuseppe Berto attraverso la medicina narrativa. Si intende approfondire l’espediente narrativo che, più di tutti, sembra che colleghi la medicina narrativa alla critica letteraria: la triplice mimesis di Paul Ricoeur. Attraverso la triplice mimesis, di natura estetica, si può arrivare a una diagnosi più approfondita del paziente sia nella sua parte embrionale, sia nella sua rappresentazione in atto, sia nella catarsi del protagonista. Il male oscuro di Giuseppe Berto è come una cartella parallela che vuole essere l’espressione di un differente e possibile alleviamento del dolore dato dalla scrittura e dalla letteratura: strumenti innocenti e sinceri che possono salvare il mondo e guarire l’uomo. Così come Giuseppe Berto utilizza la scrittura e la narrazione come cura, allo stesso modo le persone affette da malattie, in questo particolare caso, nevrotiche possono alleviare il loro dolore attraverso la scrittura. Il male oscuro vuole essere esempio di come la narrazione possa essere funzionale per le persone affette da malattie nevrotiche.
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Rivista cartacea

L’idea di creare questa rivista nasce all’interno della Kalamazoo Consensus Statement Italia e gode del sostegno di Aonia Edizioni, che ha sempre mostrato sensibilità per questi temi. Fra i tanti possibili nomi che potevamo scegliere per una rivista che tratta di comunicazione e relazione tra paziente e sanitario, la scelta de Il colloquio clinico enfatizza una caratteristica della comunicazione: in qualsiasi luogo un paziente e un sanitario comunicano, fra loro si instaura una relazione finalizzata alla clinica. La cura impone una comunicazione centrata sulla persona che patisce la malattia (paziente) e non solo sulla malattia che fa patire la persona. Questo primo numero contiene due studi empirici sull’empatia; questa è un comportamento indispensabile nella comunicazione sanitaria e siamo certi che questo argomento troverà spazio in ogni numero de Il colloquio clinico. Parliamo di medicina narrativa, di comunicazione in odontoiatria e presentiamo un modello si comunicazione per tecnici sanitari di radiologia medica.
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    Il colloquio clinico

    Rivista italiana di comunicazione sanitaria

    diretta da
    Sergio Ardis
    Segretario Nazionale Gruppo Italiano Felicità e Salute Positiva e Docente Senior KCSI
    ​ISSN: 2994-5887

    Comitato
    ​scientifico editoriale

    Stefania Polvani (Presidente Società Italiana Medicina Narrativa)

    Moreno Marcucci (Medico di Direzione sanitaria - Docente Senior KCSI)

    Carlo Mazzatenta (Dermatologo - Docente Senior KCSI)

    Irene Cavasini
    (Medico di Medicina Generale - Docente Junior KCSI)

    Veronica D’Elia (Infermiera - Docente Junior KCSI)

    Luca Di Paolo
    (Psichiatra - Docente Junior KCSI); Stefano Maiorano (Anestesista - Docente Junior KCSI)

    Licia Matteucci (Pedagogista - Docente Junior KCSI)

    Guido Miccinesi (Epidemiologo, psicoterapeuta - Docente Junior KCSI)

    Alessandra Mazzoni (Cardiologo - Docente Junior KCSI)

    Francesca Perugia (Medico di Direzione Sanitaria)

    Giovan Battista Previti (Anestesista - Docente Junior KCSI)

    Monica Torre (Infermiera - Docente Junior KCSI)

    Valentina Ungaretti (Odontoiatra - Docente Junior KCSI)


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